«Me l’hanno rubata, voglio la verità, sapere perché mia figlia é morta. Non voglio vendetta, ma giustizia». A parlare è Tony Ascia, il padre della piccola Gloria, la bimba di Gela (Caltanissetta) morta al Policlinico Tor Vergata di Roma dopo un intervento chirurgico.
«Quello che è successo è di una gravità inaudita. Mia figlia – ha detto Ascia – è morta per l’applicazione di un catetere venoso. I rischi sul trapianto c’erano e ne ero consapevole, ma non si può morire per un catetere. Questa era la fase preparatoria per il trapianto». A donare il midollo doveva essere il figlio più grande di Ascia, Riccardo, che ha tre anni.
Dall’autopsia è emerso che la bimba è morta dopo il posizionamento del catetere.
«Erano perfettamente compatibili», ha affermato il padre, sostenendo che durante l’agonia della piccola i medici sono andati a pranzo.
Tony Ascia ha raccontato così quello che è successo: «Gloria è uscita dalla sala operatoria dopo quattro ore per un intervento che sarebbe dovuto durare un quarto d’ora. Era sotto anestesia. Nel frattempo i medici sono andati a pranzo e solo dopo, quando mia moglie ha chiesto il loro aiuto perché la bimba non si svegliava, si sono resi conto che aveva un’emorragia interna. Nessuno però è riuscito a salvarle la vita. La mia bambina – ha detto ancora Ascia – stava bene, il suo quadro clinico era ottimo. I medici mi hanno solo detto che si è verificato un inconveniente tecnico. Ma questo può succedere ad un motore, ad una macchina. Non a una bambina».
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