La «chiacchiera» ha una «dimensione di criminalità», perché ogni volta che parliamo male dei nostri fratelli imitiamo il gesto omicida di Caino.
Chi parla male del prossimo è un ipocrita che non ha «il coraggio di guardare i propri difetti».
È il monito di papa Francesco nella messa a Santa Marta.Su questo punto -ha quindi voluto sottolineare- non c’è posto per le sfumature. «Forse nessuno di noi bestemmia -ha quindi aggiunto- ma se chiacchiera,certamente è un persecutore e un violento».
Le mie telefonate non sono una notizia – Dica ai giornalisti che le mie telefonate non sono una notizia. E meno male che non sanno tutte quelle che ho fatto!». Così Papa Francesco a monsignor Dario Viganò, direttore del Centro televisivo vaticano in una chiacchierata riportata da Famiglia Cristiana. Viganò racconta di aver chiesto al Pontefice delle telefonate e lui sorridendo gli ha risposto: «Dica ai giornalisti che le mie telefonate non sono una notizia. Io sono sempre così, ho sempre fatto questo a Buenos Aires».
«Ricevo un biglietto, una lettera di un prete in difficoltà, una famiglia o un carcerato e rispondevo. Per me – ha continuato Bergoglio – è molto più semplice chiamare, informarvi del problema e suggerire una soluzione, se c’è. Ad alcuni telefono, ad altri invece scrivo». Poi il Papa, ha riferito Viganò, ha concluso divertito: «E meno male che non sanno tutte quelle che ho fatto!».
Per un Papa che telefona naturalmente c’è stupore ma anche lo stesso Viganò conferma di averne ricevuta qualcuna, e non solo per lavoro: «Una volta mi ha chiamato in ufficio – ha detto – per farmi gli auguri di compleanno».
Dica ai giornalisti che le mie telefonate non sono una notizia. E meno male che non sanno tutte quelle che ho fatto!». Così Papa Francesco a monsignor Dario Viganò, direttore del Centro televisivo vaticano in una chiacchierata riportata da Famiglia Cristiana. Viganò racconta di aver chiesto al Pontefice delle telefonate e lui sorridendo gli ha risposto: «Dica ai giornalisti che le mie telefonate non sono una notizia. Io sono sempre così, ho sempre fatto questo a Buenos Aires».
«Ricevo un biglietto, una lettera di un prete in difficoltà, una famiglia o un carcerato e rispondevo. Per me – ha continuato Bergoglio – è molto più semplice chiamare, informarvi del problema e suggerire una soluzione, se c’è. Ad alcuni telefono, ad altri invece scrivo». Poi il Papa, ha riferito Viganò, ha concluso divertito: «E meno male che non sanno tutte quelle che ho fatto!».
Per un Papa che telefona naturalmente c’è stupore ma anche lo stesso Viganò conferma di averne ricevuta qualcuna, e non solo per lavoro: «Una volta mi ha chiamato in ufficio – ha detto – per farmi gli auguri di compleanno».
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