«Ancora con questo 20 settembre? Avete rotto con la Resistenza». Se lo sentì dire anni fa da un consigliere del primo municipio di Roma il presidente capitolino dell’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti, Francesco Paoletti, nel chiedere il via libera al concerto per celebrare la Breccia di Porta Pia. Stessa musica, è il caso di dire, nell’ufficio di gabinetto del sindaco Alemanno. «Mi hanno chiesto cosa fosse successo il 20 settembre a Roma», raccontò Paoletti durante le celebrazioni della battaglia che 143 anni fa sancì la fine del potere temporale. Fine alla quale non si rassegnano ancora oggi i cattolici pre-conciliari di Militia christi. Che a Porta Pia deposero una corona per i 16 mercenari morti nel difendere il Soglio pontificio, i suoi privilegi e i suoi forzieri.
E una fine cancellata dalla Storia anche da certa politica de noantri se la liberazione di Roma e l’unità d’Italia vennero pubblicamente sfregiate e il vicesindaco ex Dc, Mario Cutrufo, lì presente, non mosse un muscolo. E se – per la prima volta dal 1871 – il generale Antonino Torre (delegato di Alemanno alla memoria…corta) non si peritò di ricordare il nome dei 16 papalini omettendo di citare quello dei 48 bersaglieri morti. Già, i bersaglieri. Come la presero? «Non ci riteniamo affatto offesi dal generale Torre, anzi siamo stati felici e onorati che sia intervenuta una persona così capace». Parola del presidente dell’Associazione nazionale bersaglieri, generale Pochesci. Che di nome fa Benito. Era il 2008, annus horribilis della laicità a Roma e in Italia: gli attacchi ignobili del centro destra a Eluana e Beppino Englaro, stop al testamento biologico e a una legge decente sulle unioni civili, dilagare dell’obiezione di coscienza per sabotare la legge 194 sulla Interruzione volontaria di gravidanza, dibattito mistificatorio sulla pillola abortiva e la contraccezione d’emergenza, ora di insegnamento della religione cattolica di fatto obbligatoria, miliardi di euro e privilegi alla Chiesa nonostante gli scandali finanziari e tanto altro. A parte il sindaco della Capitale (comunque rigorosamente epubblicamente cattolico osservante) e il papa double-face, in cinque anni è cambiato qualcosa?