A 82 anni muore in cella per un malore
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A 82 anni muore in cella per un malore

Nonostante l'età e le cattive condizioni di salute, un anziano detenuto è morto dietro le sbarre. Lo sconcerto del garante Marroni.

A 82 anni muore in cella per un malore
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15 Ottobre 2013 - 15.28


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Aveva 82 anni l’uomo che è deceduto nella sua cella del carcere di Regina Coeli; subito soccorso e trasportato all’ospedale di Santo Spirito per un malore, è morto dopo due giorni di agonia. A dare la notizia del decesso è stato il Garante dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni:”Due settimane fa il Tribunale di Sorveglianza aveva rigettato la richiesta, presentata dai legali, di differimento della pena per motivi di salute. L’uomo, di 82 anni, era affetto da gravi patologie ed era anche stato colpito da ictus”.

Marroni: “Una persona di quell’età doveva scontare la sua pena in una struttura diversa dal carcere e maggiormente adatta alle sue condizioni” – Il Garante, poi, continua: “Forse bisognerebbe riflettere sul fatto che una persona con questo quadro clinico ed anagrafico avrebbe dovuto scontare. La vittima, S.C., aveva un fine pena previsto nel 2026. Nel 2005, a 75 anni di età, in preda ad una crisi depressiva dovuta alla sua situazione finanziaria, in quello che fu definito ‘il suo giorno di ordinaria follia’, aggredì una coppia cui aveva venduto l’appartamento e la falegnameria che gestiva. L’uomo venne ucciso, la donna gravemente ferita. Nel corso della sua detenzione “era stato anche a Rebibbia. Non aveva contatti con l’esterno se non qualche saltuario colloquio con un anziano fratello”. E’ il decesso numero 15 registrato nelle carceri del Lazio da gennaio: cinque sono stati i suicidi, quattro i decessi per malattia e cinque per cause da accertare. Al computo va aggiunta anche una donna che lavorava come infermiera a Rebibbia.

La richiesta di aiuto al Parlamento – Marroni, poi, analizza il tema delicato dei detenuti anziani: “La morte di quest’uomo riporta in primo piano la questione dei detenuti anziani e malati reclusi nelle carceri di tutta Italia. Si tratta di decine di persone che spesso sono ospitate nelle infermerie e nei centri clinici perché hanno bisogno di un’assistenza continua che, in una situazione di emergenza, comporta costi umani ed economici sempre più difficili da sostenere. Auspico che il Parlamento faccia al più presto proprio il grido d’allarme lanciato, una settimana fa, dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Questi drammi rischiano di diventare all’ordine del giorno perché sovraffollamento, ristrettezze economiche e vuoti di organico sono fattori che, purtroppo, nascondono le persone, i loro problemi e le loro debolezze.”

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