I dati allarmanti sulla crescente povertà in Italia preoccupano molto il governo e le forze politiche, ma al di là delle parole ripetute in più occasioni, non sembra non sembra sia stata ancora percepita la gravità della situazione.
Nel disegno di legge sulla stabilità presentato il 15 ottobre dal presidente del Consiglio, Enrico Letta, vengono infatti dedicati alle politiche di contrasto della povertà soltanto pochi spiccioli: 250 milioni per rifinanziare nel 2014 la vecchia Carta acquisti (social card) e 5 milioni per il Fondo per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti. Di certo un caso, ma il fatto che la Giornata mondiale contro la Povertà, celebrata proprio oggi, 17 ottobre, in tutto il mondo capiti dopo soli due giorni dal termine entro cui il governo è tenuto a presentare la legge di stabilità mette le istituzioni di fronte alle proprie responsabilità e ad un quadro che anno per anno diventa sempre più critico.
Povertà da record. Secondo l’ultima rilevazione Istat, del luglio 2013, in Italia la povertà assoluta è cresciuta del 29 per cento in un anno, con più di 1,4 milioni nuovi poveri. Un balzo in avanti che per la povertà assoluta è da record: nel 2012 le persone in questa condizione sono 4 milioni e 814 mila, cioè l’8 per cento della popolazione, di cui la metà risiede nel Mezzogiorno (2,3 milioni), mentre un quarto è costituito da minori: sono un milione e 58 mila. Nel 2011 erano 3 milioni e 415 mila. Il dato della povertà assoluta del 2012 è il dato più alto dal 2005, anno della prima rilevazione della povertà assoluta da parte dell’Istat. In povertà assoluta, quindi, un milione e 725 mila famiglie, il 6,8 per cento delle famiglie residenti in Italia. Sono 9 milioni e 563 mila, invece, le persone in povertà relativa nel 2012, cioè il 15,8 per cento dell’intera popolazione. Nel 2001 erano 8 milioni 173 mila.
L’allarme della Caritas. Sempre più persone si rivolgono ai centri d’ascolto per chiedere beni e servizi materiali dal cibo, agli abiti ai servizi per l’igiene personale. Un monitoraggio sui centri d’ascolto evidenzia una tendenza in crescita dal 2011: negli ultimi due anni questo tipo di richieste sono passate dal 67,1 per cento al 75,6 per cento con un incremento dell’8,5 per cento. Nei primi sei mesi del 2013, delle 41.529 persone che si sono rivolte ai Centri Caritas, una su tre è italiana, la maggioranza sono donne, il 62,4 per cento è disoccupato e il 74,7 per cento ha figli.
False speranze sul reddito minimo. Mai come quest’anno si è andati vicini all’istituzione di una forma di reddito minimo anche in Italia. Ci speravano in tanti, in primis il ministro del Welfare, Enrico Giovannini, che a metà settembre aveva presentato il Sia, Sostegno per l’inclusione attiva, a cui il ministero aveva lavorato insieme ad un team di accademici guidato della viceministra Maria Cecilia Guerra.
Un progetto nato dopo diverse sollecitazioni da parte di Caritas e Acli, al lavoro su un Reddito di inclusione sociale, e altre realtà come l’Istituto di ricerca sociale di Milano. La sfida lanciata dal ministro Giovannini, quella di reperire risorse utili per dare il via al Sia (che per Caritas e Acli significava un impegno di almeno 900 milioni per il primo anno), è andata persa. Nel testo della legge di stabilità presentato il 15 ottobre, della via italiana al reddito minimo non c’è alcuna traccia e il timore che il progetto possa tornare nel cassetto, come la prima sperimentazione Turco di fine anni ’90, non è infondato.
Resta solo la Social card. L’unico intervento contro la povertà assoluta assicurato dal governo, oltre quello del Fondo aiuti alimentari, è il rifinanziamento per il 2014 della Carta acquisti, con 250 milioni di euro, che stavolta andrà anche ai cittadini stranieri lungosoggiornanti e ai comunitari. Un intervento che nel 2014 si affiancherà a quello della sperimentazione della Nuova social card che coinvolgerà 12 città italiane con più di 250 mila abitanti (Torino, Milano, Genova, Venezia, Verona, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Palermo e Catania), poi estesa anche alle quattro regioni dell’Obiettivo convergenza. Una sperimentazione che però non ha numeri tali per contrastare appieno la povertà assoluta nel nostro Paese. Per le 12 città coinvolte, infatti sono stati stanziati 50 milioni, mentre per le regioni dell’Obiettivo convergenza sono state allocate risorse per 100 milioni di euro nel 2014 e 67 milioni per il 2015.
La delusione delle associazioni. L’assenza di una misura universale per il contrasto alla povertà assoluta nella legge di stabilità 2014 non è stata ben accolta dal mondo dell’associazionismo. Per tutti è stata una “brutta sorpresa”. A cominciare dalla Caritas, che nelle parole del vicedirettore Francesco Marsico esprime il proprio disappunto. “L’annuncio del ministro Giovannini sul Sia aveva suscitato notevoli speranze nella costruzione di un modello di welfare di stampo europeo.
Speranze che oggi non si realizzeranno. Ora vogliamo una spiegazione dal governo”. Anche dalle Acli, l’invito al governo a tornare sui suoi passi. “Una misura contro la povertà estrema, come il reddito di inclusione sociale, è indispensabile”, ha spiegato Gianni Bottalico, presidente delle Acli, mentre la Fio.Psd taglia corto: “Gli impegni presi dal governo per i più poveri sono insufficienti”.
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