Il nome di Anna Maria Cancellieri compare nell’inchiesta di Torino sul caso Fonsai. Il ministro della Giustizia, ascoltata lo scorso agosto a Roma dai magistrati subalpini, si interessò – su sollecitazione della famiglia Ligresti – alle condizioni di salute di Giulia, dopo alcuni giorni messa ai domiciliari, l’unica ad aver patteggiato fino ad ora.
Davanti al pm Vittorio Nessi si è difesa così: “In cella non mangiava più, l’ho fatto per ragioni umanitarie”. La Cancellieri non è stata iscritta nel registro degli indagati.
Perché il ministro ha messo lo zampino del caso Fosai? Perché voleva far uscire dal carcere Giulia Ligresti? L’amicizia della Cancellieri con la famiglia Ligresti è nota, così come è risaputo il fatto che il figlio, Piergiorgio Peluso, sia stato dirigente della Fondiaria Sai e abbia incassato nel 2012 una buonuscita di 3,6 milioni di euro dopo un solo anno di lavoro. L’attuale direttore finanziario di Telecom, vissuto a lungo in una casa del centro di Milano di proprietà del gruppo Fondiaria, era entrato nel gruppo nel maggio del 2011, dopo essere stato responsabile del Corporate & Investment banking di Unicredit per l’Italia, posizione dalla quale aveva trattato l’esposizione delle società della famiglia siciliana verso l’istituto di Piazza Cordusio. Anche il figlio Peluso, interrogato nei mesi scorsi dai magistrati torinesi, non è indagato.
Cancellieri fa la sua comparsa nell’inchiesta quando i magistrati, esaminando i tabulati telefonici degli indagati, si accorgono di alcuni contatti con il ministro della Giustizia. “Ho ricevuto una telefonata da Antonino Ligresti (fratello di Salvatore, ndr), preoccupato per la salute della nipote Giulia”, che aveva sofferto di anoressia e che in cella rifiutava il cibo. La Cancellieri non ha mai negato il suo interessamento nella vicenda.
Ha ammesso di avere “sensibilizzato i due vice capi del Dap, Francesco Cascini e Luigi Pagano, perché facessero quanto di loro stretta competenza per la tutela della salute dei carcerati”, chiarendo in un secondo momento che il suo interessamento era stato per un carcerato soltanto, Giulia Maria Ligresti, che pochi giorni dopo è andata agli arresti domiciliari. “Si è trattato di un intervento umanitario assolutamente doveroso in considerazione del rischio connesso con la detenzione”, ha spiegato più tardi il ministro davanti al procuratore aggiunto Nessi. E ha aggiunto: “Essendo io una buona amica della Fragni da parecchi anni ho ritenuto, in concomitanza degli arresti, di farle una telefonata di solidarietà sotto l’aspetto umano”.