I narcos messicani annientano le foreste del Centro America
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I narcos messicani annientano le foreste del Centro America

Dopo aver ridisegnato le rotte del narcotraffico, l’abbattimento delle foreste è diventato indispensabile per far passare i carichi di droga. [Massimo Lauria]

I narcos messicani annientano le foreste del Centro America
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10 Febbraio 2014 - 18.49


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di Massimo Lauria

L’allarme è stato lanciato dalla rivista scientifica Science, in un uno studio realizzato dalla ricercatrice dell’università americana dell’Ohio, Kendra McSweeney. «La deforestazione – spiega la scienziata – altro non è se non la risposta dei narcos messicani alle campagna contro il narcotraffico promossa dagli Stati Uniti. Nel 2007, i trafficanti cominciarono a cercare rotte alternative per il passaggio dei carichi di droga. Da quell’anno abbiamo assistito a una deforestazione mai vista prima».

Secondo gli esperti, l’inizio degli anni Duemila segna una tappa fondamentale nella lotta al narcotraffico del Messico, in collaborazione con gli Stati Uniti. I colpi assestati nei confronti dei cartelli della droga locali hanno fatto sì che il problema venisse solo traslato ad altre latitudini, non risolto. Le bande criminali hanno deciso di esplorare nuove rotte e nuove frontiere per i loro traffici, individuando i paesi del Centro America come nuova piazza dello spaccio internazionale di droga.

Guatemala, El Salvador, Nicaragua, Honduras e Costa Rica sono stati scelti dai narcos messicani come veri e propri corridoi per il traffico. In questi paesi è scoppiata una guerra per il controllo dei nuovi mercati, vinta dai cartelli messicani, che sono riusciti a spodestare le bande locali. Solo a questo punto si è resa necessaria una rivoluzione logistica per il passaggio dei carichi di droga: l’annientamento di intere regioni ricche di foreste, i cui alberi intralciavano gli affari delle bande criminali, è diventato indispensabile.

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I narcos messicani erano abituati a immense aree desertiche. Il passaggio alla folta vegetazione del Centro America deve aver rappresentato una grande sfida. Senza contare i giganteschi investimenti in denaro, mezzi e uomini per spianare milioni di ettari e creare luoghi adatti all’allevamento di bestiame, attività utile al riciclaggio di denaro; decine di milioni di dollari per oliare le macchine burocratiche dei paesi che ospitano i nuovi corridoi del traffico internazionale di droga.

L’Honduras ospita la merce proveniente dalla Bolivia, la Colombia e il Venezuela. Da qui viene smistata e trasportata nel resto del Centro e Nord America. I padroni del traffico di stupefacenti in Guatemala sono le organizzazioni messicane Los Zetas e il Cartel del Pacifico. Quest’ultimo ha in mano anche il mercato a El Salvador, Nicaragua e Costa Rica. Ma il dramma ambientale è solo un aspetto: la guerra per il controllo del narcotraffico, infatti, segna una scia di sangue incredibilmente lunga e la connivenza di apparati istituzionali peggiora il problema.

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