25 aprile, quando arte fa rima con liberazione
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25 aprile, quando arte fa rima con liberazione

Non avrà i numeri del concertone del 1° maggio ma promette bene. Si chiama Arena di pace e disarmo e vuole festeggiare la liberazione. [Maurizio Zuccari]

25 aprile,  quando arte fa rima con liberazione
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23 Aprile 2014 - 13.24


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di [url”Maurizio Zuccari”]http://www.insideart.eu/[/url]

Non avrà i numeri del concertone romano del primo maggio a piazza San Giovanni ma promette bene pure lui. Si chiama Arena di pace e disarmo e vuole festeggiare in musica, il 25 aprile, la liberazione dal nazifascismo nell’anfiteatro di Verona, mettendo assieme gli spezzoni del movimento pacifista all’insegna del motto: “La resistenza oggi si chiama nonviolenza, la liberazione oggi si chiama disarmo”. Un modo per dire basta alle spese militari pazze e non, alle guerre di dominio spacciate per missioni di pace, costruire corpi civili d’intervento e smilitarizzare il territorio nazionale. Follie di quieti benpensanti, irriducibili nostalgici del tempo di fate l’amore e non la guerra? Può darsi, ma l’evento casca a fagiolo con la salomonica decisione del governo di tagliare della metà la spesa della Difesa per il più inutile e costoso bombardiere al mondo, il famigerato F35. Quarantacinque invece dei 90 attesi invece dei 131 inizialmente previsti. Sei miliardi e rotti invece degli undici da sborsare sono un bel risparmio per un paese con l’acqua alla gola, la riprova che mica ci facciamo comandare fino a questo punto dal Pentagono (i cui esperti, oltretutto, ricordano un giorno sì e l’altro pure a chi si prende la briga di chiederglielo che quegli aerei sono di carta velina). E Renzi può passare all’incasso pure di questa bella soluzione all’italiana, tutti felici perché mezzi contenti, ancorché sempre e solo chiacchiere siano. Ma tant’è, magari si possono investire in posti di lavoro veri, se si materializzano i risparmi promessi.

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Ma torniamo al concerto per la pace: attese sul palco varie personalità del pacifismo militante: dal comboniano Alex Zanotelli a don Luigi Ciotti, da Lidia Menapace (partigiana e femminista) ad Alice Mabota (leader pacifista del Mozambico), da Cecilia Strada (presidente di Emergency e figlia del più noto Gino) a Gad Lerner (non si sa a quale titolo presente). Tra i musicisti che hanno aderito: Simone Cristicchi, Grazia De Marchi, Vittorio De Scalzi, Farabrutto, Eugenio Finardi, Deborah Kooperman, Alessio Lega, Alessandro Mannarino, Nardo Trio, Alberto Patrucco, Pippo Pollina, David Riondino. Inizio alla mezza in piazza Bra, con mostre di pittura e fotografia, flash mob e biciclettate: buon divertimento.

Il concerto all’Arena di Verona non è l’unico atteso nel giorno della liberazione. Pure Torino festeggia il 25 aprile in musica, con un connubio d’arte e impegno. Non casuale è la concomitanza del Torino jazz festival con il giorno della festa, dato che da musica clandestina durante il regime fascista, il jazz è divenuto dal ’45 sinonimo di libertà. Sicché quel giorno di 69 anni dopo un percorso storico e musicale cala il pubblico nell’atmosfera degli anni ’40, con gli appuntamenti di Piazza Castello di Trovesi & Filarmonica Mousiké nel pomeriggio e quello serale di Daniele Sepe con cui si apre il festival, con omaggi a figure di musicisti “resistenti” quali Matteo Salvatore, Frank Zappa, Charles Mingus, Victor Jara. Ancora nel pomeriggio al Museo della Resistenza si svolgono letture storiche intervallate dallo swing della Big Band Theory, la proiezione di un video che racconta per immagini la liberazione di Torino sulle note di In the mood di Glenn Miller, proiettato anche sugli schermi di piazza Castello prima dell’inizio ufficiale del Tjf, e la visione del film Serenata a Vallechiara al cinema Massimo. Sempre al museo, venerdì alle 10.30, un altro film avvia le celebrazioni nella sala conferenze. Si tratta di Bimba col pugno chiuso, un secolo di storia raccontata attraverso lo sguardo di una bambina di 101 anni, Giovanna Marturano, antifascista, protagonista di battaglie politiche e sociali dal dopoguerra, scomparsa lo scorso agosto. A seguire, una doppia inaugurazione: dell’opera di Manuele Cerutti allestita nel rifugio antiaereo del museo, nell’ambito del progetto Vitrine, alle radici della democrazia, realizzato in collaborazione con la Gam e il Consiglio regionale del Piemonte, e della mostra 25 aprile – 1° maggio, una serie di filmati e documenti sui temi della liberazione e del lavoro a partire da due opere, La partigiana di Renato Guttuso e Braccianti di Giuseppe Zigaina.

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Arte e liberazione ancora insieme all’altro capo dell’Italia, con Arte in liberazione in contrada Schettino a Paternò (Catania): due ettari nella Valle del Simeto per una Woodstock fronte Etna: oltre 200 artisti e mastri artigiani in mostra, per una giornata all’aria aperta – tempo permettendo – che oltre all’arte mette in campo yoga e buona cucina. Ma soprattutto voglia di stare insieme divertendosi, per non dimenticare le follie di un’italietta in camicia nera e fare fronte un po’ più consapevolmente a quelle dell’italietta in mezze maniche e brache calate di oggi.

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