Pasqualino Porfidia è il bambino di Marcianise di cui si è persa ogni traccia il 7 maggio del 1990, quando aveva 8 anni e mezzo (oggi ne avrebbe 32). Il piccolo fu visto l’ultima volta intorno alle 11.30 nel quartiere di San Giuliano, dove viveva con la famiglia, mentre era seduto su una panchina. Adesso il Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha deciso di riaprire il caso sulla sua scomparsa. I carabinieri cercheranno nei cunicoli: si fa largo l’ipotesi pedofilia.
Gli inquirenti hanno voluto ascoltare la madre, la sorella e il fratello dello scomparso. Si incroceranno con le audizioni degli amichetti di allora di Pasqualino e con il filone investigativo che porta a Milano, al suicidio di un uomo originario di Marcianise che in una lettera scritta prima di uccidersi ha raccontato di aver subito numerosi abusi subito quand’era bambino e risiedeva nella città del Casertano.
“La Procura è stata molto celere nel comprendere che c’erano elementi importanti per riaprire il caso – ha spiegato l’avvocato Salvatore Gionti, che assiste la famiglia dello scomparso – dopo due archiviazioni e tante parole e illazioni è arrivato il momento di scrivere la verità su quanto accaduto a Pasqualino; ci sono molti interrogativi da chiarire – prosegue il legale – come quello relativo alla presenza di piccoli tunnel che partono proprio dalla zona di san Giuliano in cui risiedeva Pasqualino con la famiglia; lì non si mai andato a vedere ma oggi, con i geo-radar, è possibile eseguire controlli accurati.
È poi necessario risentire gli amici di Pasqualino, oggi sono maggiorenni e potrebbero avere una diversa sensibilità; e bisogna chiarire il ruolo di alcune persone che abitavano nelle vicinanza della famiglia e che in quei giorni si comportarono in maniera piuttosto strana, non partecipando per esempio alla continue ricerche. Nell’istanza comunque la famiglia – che si è rivolta all’Unità Prevenzione Rischio Criminologico guidata dalla criminologa Immacolata Giuliani – non ha mai parlato di pedofilia, e la stessa decisione di riaprire il caso ha tenuto conto solo degli elementi da noi forniti”. Più volte però negli anni sulla vicenda si è affacciato l’incubo del giro di pedofili in cui sarebbe finito Pasqualino.