«C’è un decadimento dell’identità culturale del nostro Paese», «la causa più remota e più vera, al di là dei fattori che vengono indicati di solito, è una volontà precisa di azzeramento, di uniformità, di omogeneizzazione. Il risultato è un indebolimento delle persone e delle società». Lo afferma al Corriere della Sera, il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, secondo cui si tratta di una volontà da parte «di coloro che hanno interesse a che le società siano sempre più deboli, smarrite, quindi facili preda di interessi economici, politici, ideologici. Di fronte allo smarrimento e alla debolezza, chi è più forte e ha le idee più chiare ha buon gioco», «qualcuno parla di poteri occulti. Ognuno veda». «Penso innanzitutto ai poteri economici e finanziari.
Esistono centrali internazionali, forze e centri di potere più o meno chiari che non hanno nulla di istituzionale e nessuna legittimità democratica». Bagnasco spiega quindi che sarà ancora il Papa a scegliere il presidente della Cei: «L’orientamento dei vescovi italiani è che la nomina, previa una consultazione, spetti sempre al Papa, in nome del peculiare legame che come vescovo di Roma ha con la Chiesa italiana». Sul premier Matteo Renzi, il capo dei vescovi osserva: «Cerca di muoversi con velocità. Questo è un dato in se stesso apprezzabile. Bisogna vedere se a questa buona intenzione corrisponderanno conclusioni che incidano sulla carne viva della gente, che brucia per la sofferenza del lavoro che non si trova o viene perduto, per la mancanza della casa, per le sofferenze delle famiglie».
La Cei chiede l’introduzione del quoziente familiare: «Il numero dei figli deve pesare», afferma. Bagnasco sottolinea quindi che «la Chiesa paga le tasse sugli immobili» e aggiunge, «un vescovo guadagna 1.300 euro: la spending review l’abbiamo fatta».