Paolo VI sarà beato il prossimo 19 ottobre
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Paolo VI sarà beato il prossimo 19 ottobre

La notizia è stata data dopo la comunicazione di Papa Bergoglio al prefetto della Congregazione per le cause dei santi Angelo Amato.

Paolo VI sarà beato il prossimo 19 ottobre
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10 Maggio 2014 - 16.02


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Diventerà beato il 19 ottobre prossimo Paolo VI, il papa che guidato le spinte conciliari e post-conciliari, che deciso la condanna della pillola, che ha aperto la Chiesa al dialogo con il mondo e con le altre fedi e confessioni, che ha capito i motivi della contestazione studentesca e rimproverato pubblicamente Dio per non aver salvato Aldo Moro.

La data è stata comunicata ieri al prefetto della Congregazione per le cause dei santi Angelo Amato da Papa Bergoglio, dopo aver promulgato il decreto che riconosce un miracolo avvenuto per intercessione di Giovanni Battista Montini. Interpretato in molti modi, il pontificato di Papa Montini è considerato tra i più grandi del ‘900. Papa Benedetto XVI, lo aveva ricordato a trenta anni dalla sua morte, affermando che senza Montini il Concilio, la «intuizione» di Giovanni XXIII, «rischiava di non prendere forma»: «appare sempre più grande, quasi sovrumano, – aveva detto – il merito di Paolo VI nel presiedere» il concilio Vaticano II, nel condurlo «felicemente a termine e nel governare la movimentata fase del post-Concilio». Papa Montini è nato il 26 settembre 1897 a Concesio ed è morto il 6 agosto 1978 a Castelgandolfo.

Figlio di un deputato del partito popolare, è stato per quindici anni stretto collaboratore di Pio XII che poi in modo improvviso lo aveva nominato arcivescovo di Milano. Giovanni Battista Montini è diventato Papa nel 1963 per il compromesso in conclave tra i curiali in linea con Pio XII e i cardinali nominati da Giovanni XXIII. Nel suo pontificato ha promulgato tutte le grandi e innovative costituzioni conciliari, creando anche il segretariato per i non cristiani e quello per i non credenti, trasformando il Sant’Uffizio e abolendo l’Indice. Papa Montini è stato anche il pontefice che ha internazionalizzato il collegio dei cardinali e includendovi teologie, nomi asiatici e africani, per accentuare la cattolicità della Chiesa. L’idea che la Chiesa debba vivere la storia dell’umanità non chiusa in se stessa e indifferente, ma in dialogo e collaborazione con il mondo si esprime nella sua enciclica «Ecclesiam suam» e nei viaggi internazionali che Paolo VI, primo papa a salire su un aereo, compie in luoghi simbolo dei problemi della civiltà non solo cristiano occidentale. Moltissimi i viaggi all’estero per Papa Montini tra cui la indimenticabile visita in Palestina, in India, in Uganda ed in ultimo anche in Asia, per mostrare vicinanza ai poveri della terra.

Non solo, Paolo VI parlò anche all’Onu, chiedendo appassionatamente la pace, visitò la Turchia per dialogare con gli ortodossi, Ginevra per incontrare il Consiglio ecumenico delle chiese. Viaggi sempre circoscritti nel breve termine, per non assentarsi troppo dal Vaticano, ma che segnarono la sua visione del pontificato non più solo romana. Con il suo pontificato, nasce anche la Ostpolitik, tentativo di rapporti con il mondo comunista, e si fanno accordi con Polonia, Jugoslavia e Ungheria. Ma il papa fine diplomatico è anche quello che sottolinea il carattere spirituale del papato, abolendo guardia nobile e guardia palatina, sopravvivenze del potere temporale. E che stabilisce per sè funerali poveri e una tomba senza monumento. Un caso per tutti la condanna, con l«Humanae vitae» della contraccezione, contro il parere della commissione dei teologi e contro la pratica di moltissime coppie cattoliche. Papa con una forte passione, anche intellettuale, per la politica, e con un passato di assistente ecclesiastico della Fuci e fondatore del movimento dei laureati cattolici, Paolo VI accentua però, sulla linea giovannea, il distacco della Santa Sede dalla politica italiana e a livello mondiale demanda alle Conferenze episcopali scelte e interventi. Non esita a riconoscere nella contestazione giovanile una affermazione, sia pure tumultuosa, di coscienza comunitaria ed esigenze etiche e ecclesiali. Negli ultimi anni sente acutamente la responsabilità di tenere unita una chiesa non più monolitica, teme la scristianizzazione della fede e alcuni lo percepiscono come papa angosciato e del dubbio.

Il suo testamento spirituale rivela invece una profonda positività verso la vita e il mondo e una forte ispirazione alla sua azione pastorale. Il suo documento «Evangelii nuntiandi» diventa una pietra miliare nella ricezione del Concilio in America Latina, e ha probabilmente influenzato la visione di papa Bergoglio, e il primo documento veramente programmatico di Francesco, la «Evangelii gaudium».

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