I naufraghi della Concordia: abbandonati a noi stessi
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I naufraghi della Concordia: abbandonati a noi stessi

I racconti shock dei sopravvissuti del naufragio del Concordia, che raccontano di esser stati invitati a rientrare in cabina.

I naufraghi della Concordia: abbandonati a noi stessi
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12 Maggio 2014 - 16.03


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«Ci dicevano di tornare in cabina, ma era una trappola e scappamo verso i ponti all’esterno». Lo ha detto Ivana Condoni, una delle naufraghe della Costia Concordia che ha testimoniato oggi in aula a Grosseto, dove è in corso il processo. «Non abbiamo visto ufficiali, c’erano solo camerieri in divisa, il personale non parlava italiano e male l’inglese, prendemmo i giubbotti salvagente da soli, e provammo a indossarli», ha raccontato Claudia Poliani un’altra delle testimoni del naufragio.

Un altro teste Luigi D’Elisio ha riferito che «c’era chi dava in escandescenze, al ristorante tiravano pugni contro gli arredi. Uno chiedeva ‘Come faccio a salvarmi? Come faccio a salvare i miei figli?»’, aggiungendo che la risposta dei camerieri fu «non lo sappiamo nemmeno noi». All’udienza di oggi era prevista la testimonianza del timoniere indonesiano Jacob Rusli Bin che invece non si è presentato in aula mentre l’ufficiale di coperta Silvia Coronica si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Si tratta di «una responsabilità che si allarga a macchia d’olio e va a comprendere tutta quella parte dell’equipaggio che non sappiamo essere stata addirittura premiata, mentre in realtà ha abbandonato i passeggeri in un’autogestione, è questo quello che hanno detto i testimoni che sono stati sentiti finora», ha detto Michelina Suriano, legale di Parte Civile nel processo sul naufragio della Costa Concordia in un’intervista a Sky.

«Sono stati completamente abbandonati a loro stessi autogestendo l’emergenza, autogestendo il recupero dei giubbetti di salvataggio nelle possibiltà in cui li abbiano trovati perchè c’è stata anche l’impossibilità di reperirli – ha sottolineato Suriano – e quindi vivere quest’angoscia e la possibilità o l’impossibilità di salvarsi solo grazie alle loro risorse». «Dal punto di vista tecnico è sconcertante perchè abbiamo visto che il personale tecnico non era preparato alla messa in mare, all’ammaino delle scialuppe addirittura abbiamo visto un passeggero ha dovuto staccare una corda o una catena con un mezzo di fortuna reperito sul momento», ha spiegato. Molti dei naufraghi della Costa Concordia hanno poi raccontato di soffrire ancora oggi di attacchi di panico. In aula era presente anche il comandante Francesco Schettino.

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