“Anch’io ho avuto un cucciolo. Abitavo a Bologna. Anche nei giorni più freddi tendeva a buttarsi in acqua, nelle fontane…”. Marco ha gli occhi chiari, da apparire incredibili. Carezza il mio cane, e il mio cane si fa carezzare. Come fanno i cani quando incontrano qulacuno che li ama. Lo sentono, i cani. Marco è a Villa Borghese con la sua chitarra. Suona bene. Mi avvicino per dargli qualcosa. E ci fermiamo a parlare.
Una delle immagini belle di questo mondo dispensatore di brutte immagini, è quella di un senza dimora col suo cane. Dividono il pasto e il cartone della notte. L’uno adora l’altro. Stanno stretti e sono felici. Si vede negli occhi del senza dimora, si legge in quelli del cane.
L’amore ha tante forme, e quella del senza dimora col suo cane, è una delle forme più dolci dell’amore, L’ho sempre pensato, e Marco me lo conferma.
Carezza il mio cane, dice belle cose di lui, ha nostalgia del suo temerario cucciolo che i buttava nelle fontane di Bologna: “Un giorno, quando potrò avere un tetto, prenderò un altro cane…Adesso è dura…”.
Ci salutiamo, carezza il mio cane, e riprende a suonare la sua chitarra. Occhi chiari e canottiera bianca nella prima calda domenica dell’estate romana, a Villa Borghese.