Immigrati nelle chiese? No, per Caritas!
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Immigrati nelle chiese? No, per Caritas!

Un sindaco chiede alla diocesi ospitalità per i migranti e la ottiene, ma al contempo un direttore della Caritas viene arrestato per abusi sui migranti. Le due facce della Chiesa.

Renato Accorinti, sindaco di Messina
Renato Accorinti, sindaco di Messina
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1 Luglio 2014 - 17.09


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di Augusto Cavadi

La notizia sarebbe di quelle buone e basta. Il “sindaco scalzo” chiede all’arcivescovo salesiano di Messina ospitalità per 500 immigrati e l’ottiene: uno di quei (rari) casi in cui l’intesa fra il potere temporale e il potere spirituale non aggrava i guai sociali, ma li allevia. Purtroppo, però, la notizia buona s’incrocia con un’altra simile ma di segno opposto: don Librizzi, che in qualità di direttore della Caritas diocesana di Trapani si occupa da decenni di accoglienza di extra-comunitari africani, viene arrestato per prestazioni sessuali con migranti (maschi) ottenute, talora estorte, in cambio di favori nell’iter di riconoscimento dello status di profugo.

Sappiamo cosa impone l’etica in situazioni del genere: attendere l’esito dei processi presumendo, e – perché no? – augurandosi, l’innocenza dell’imputato. E’ anche vero che, in questo caso, le intercettazioni telefoniche rese note dalla stampa – suffragate da notizie informali che negli ambienti cattolici trapanesi giravano da tempo – non possono lasciare del tutto indifferenti. Comprensibile, dunque, la battuta goliardica che gira già a Messina: «Immigrati ospitati nelle chiese? No, per…Caritas!».

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Come battuta funziona e difficilmente le si potrebbe negare il permesso di circolazione. Purché battuta rimanga. In assenza di una politica governativa seria, da decenni ormai l’associazionismo cattolico – spesso in collaborazione con altrettanto ammirevole volontariato sia protestante che laico – si spende su un fronte a dir poco scottante. Abusi ce ne sono stati e, a quanto è lecito supporre, continuano ad essercene: che siano individuati e colpiti ce lo auguriamo tutti, quali che siano le nostre idee politiche o religiose. Ma il rispetto verso la propria intelligenza e verso centinaia di operatori onesti e generosi impone di non fare di tutta l’erba un fascio.

Conosco personalmente l’impegno di tanti preti delle diocesi di Palermo, di Mazara del Vallo e della stessa Trapani; di giuristi militanti di ispirazione laica come Fulvio Vassallo Paleologo e la sua scuola universitaria; delle chiese valdesi-metodiste che hanno approntato strutture d’accoglienza a Palermo e a Scicli (con il giovane pastore catanese Ciccio Sciotto) e, proprio in questi giorni, hanno aperto un punto di primo soccorso nell’isola di Lampedusa. Che la magistratura vada a fondo, e in fretta, serve a tutti i cittadini ma, in primo luogo, a chi ha il diritto di non vedersi confuso con chi, secondo l’accusa di don Milani, si serve dei poveri anziché servirli.

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