Forse non sarà commissariato. Forse la Giunta non sarà azzerata. Forse il Comune di Roma non cadrà. Ma il Governo non se ne sta a guardare mentre l’inchiesta antimafia Mondo di Mezzo continua a far emerge particolari inquietanti sulla corruzione che ha infarcito Roma negli ultimi anni. Così, tramite il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, mette il Campidoglio nelle mani del prefetto della Capitale. Giuseppe Pecoraro, quindi, in sintesi avrà il potere di accertamento su gli atti e su tutto ciò che sarà mosso a livello di Roma Capitale. Insomma, un tutor a tutti gli effetti.
Il sindaco Ignazio Marino sarà anche stimato e considerato un uomo-baluardo contro la criminalità organizzata. Ma l’impressione che si ricava da alcune mosse fatte dal Partito democratico nazionale e dal Governo, inducono a pensare che non sia ritenuto all’altezza di gestire da solo una congiuntura criminale come quella che ha sconvolto la Capitale. Una fase a tal punto lacerante da mettere in difficoltà tutto il Paese. Anche a livello europeo, per cui l’Italia rischia di pagare le porcate romane con atteggiamenti ancor più di sufficienza dei più solidi partner europei e con una maggiore intransigenza di fronte a eventuali difetti a livello economico.
La decisione di Alfano è stata commentata positivamente dal commissario del Pd romano, Matteo Orfini. Per il quale i poteri del prefetto di accesso e di accertamento nei confronti del Comune di Roma sono “un fatto positivo che aiuterà il lavoro di argine alle infiltrazioni criminali che questa giunta sta facendo”.