Scrittore senzatetto porta a teatro il suo viaggio in bici per l'Italia
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Scrittore senzatetto porta a teatro il suo viaggio in bici per l'Italia

Via della casa comunale 1 di Stefano Bruccoleri è in scena a Torino: lo sfratto, la morte dei familiari e 7 anni di vagabondaggio per l'Italia.

Scrittore senzatetto porta a teatro il suo viaggio in bici per l'Italia
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18 Dicembre 2014 - 12.37


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Ce n’è almeno una per ogni grande città: via Senza nome, via Senza tetto, via della Casa comunale. E il motivo per cui non le avete mai sentite nominare è che in realtà non esistono: sono strade fantasma, di cui ogni comune deve dotarsi per assegnare una residenza anagrafica ai senza fissa dimora. Di qui, il titolo del primo romanzo di Stefano Bruccoleri, scrittore, blogger, esperto ciclo riparatore e autoproclamato “barbone digitale”. Che in “Via della Casa comunale n. 1” (Ediciclo, 2011) ha raccontato, con un’autenticità così feroce da ispirare tenerezza, la storia della sua seconda vita. La prima si era dissolta nel 2004, quando, nell’arco di appena 14 mesi, un tumore e un’overdose si erano portati via i genitori e il fratello, subito prima che la banca si prendesse anche la casa di famiglia ad Alessandria. Da allora, Bruccoleri ha esplorato la strada in ogni più remoto angolo, dalle notti in dormitorio fino alla vita da nomade urbano, passando per una serie di vagabondaggi in bicicletta che lo hanno portato in giro per tutto il paese.

Quella storia ora è finita anche in uno spettacolo teatrale, che stasera, per la seconda volta in un mese, andrà in scena al “Molo di Lilith”, a Torino. Ad adattarla è stato il regista Giorgio Mignemi, che ha voluto intitolarla proprio come quel primo romanzo. E che, con Bruccoleri e la sua ex educatrice Francesca Pecora, ha fondato il laboratorio teatrale “La casa di Johnny”: sono loro i protagonisti di questo lungo monologo, estrapolato dai pezzi di vita che, negli ultimi dieci anni, Bruccoleri ha disseminato in un blog e due romanzi. “Per il primo libro – ricorda – ero in trattativa con Einaudi. Ma la cosa mi aveva messo in uno stato di agitazione tale che alla fine dissi di no a Severino Cesari in persona”.

Alla Einaudi, Bruccoleri ci era arrivato tramite la scrittrice Simona Vinci, che di “Via della casa comunale” ha voluto comunque scrivere la postfazione. I due si erano conosciuti a Bologna, dove lo scrittore nomade aveva contribuito alla fondazione di “Asfalto”, il blog dei senza dimora del drop-in di via Del Porto. Bruccoleri è stato tra i primi italiani ad aprire un blog; il suo “Analkoliker” risale al 2004, un anno prima che lo stesso Beppe Grillo iniziasse la sua attività online: ”Perfino il mio assistente sociale – ricorda – era scettico di fronte a questo tipo di passatempo. All’epoca vivevo ancora al dormitorio di Alessandria: di giorno scrivevo, e alla sera andavo in biblioteca per caricare tutto in rete. Finché, dopo qualche mese, ho deciso di mollare tutto”. I servizi sociali lo scrittore li ha abbandonati subito dopo aver scoperto di essere sieropositivo. “Più o meno nello stesso periodo – racconta – in cui all’assessorato per la Casa mi spiegarono che non ero ‘abbastanza ragazza madre’ per aspirare a un alloggio d’emergenza. A quel punto ho deciso di sganciarmi da dormitori, educatori e assistenti sociali, per andarmi a riprendere la vita. Fin da bambino avevo un solo sogno, fare il giro d’Italia in bici. E la diagnosi mi ha dato una percezione così forte della mia mortalità che ho deciso di partire subito”.

In giro per il paese, Bruccoleri ci è rimasto per sette anni. A Bologna, oltre a partecipare alla fondazione di Asfalto, si è inventato la Ciclofficina itinerante: riparava biciclette a domicilio, “nei garage – ricorda – negli uffici, o dovunque si rompessero. Era questo il mio lavoro prima che la banca si prendesse la casa, dove avevo anche il laboratorio. Ma io non mi sento una vittima. A qualcuno sembrerà paradossale, ma per me ammalarmi e perdere tutto è stata una fortuna. Per anni, prima che tutto questo iniziasse, sono stato in cura per una seria forma di depressione: ma da quando ho iniziato a pedalare per il paese, non ho più avuto un sintomo che sia uno”.

Oggi Bruccoleri è tornato a Torino, dove continua a scrivere, a riparare biciclette e a vivere ostinatamente in strada, “alla larga da assistenti e servizi sociali”. “Non ho nulla contro di loro – spiega – ma per me quello è un sistema inadeguato, che porta inevitabilmente alla passività e alla cronicizzazione. Se non avessi dato un colpo di reni, adesso sarei in un dormitorio a guardare le soap opera in tv. Il problema è che, se si esclude qualche illuminato, la maggior parte degli assistenti sociali opera in base a un concetto standardizzato di normalità, che non ammette variazioni: se a uno di loro avessi detto che volevo aprire una ciclofficina itinerante, probabilmente mi avrebbe riso in faccia”. Nel 2012 la torinese Eris edizioni ha pubblicato “L’allevatore di farfalle”, il suo secondo romanzo. Mentre il terzo, già ultimato, potrebbe uscire stavolta per Einaudi, che pare sia tuttora interessata all’opera di Bruccoleri. “Via della Casa comunale 1” sarà in scena alle 21.15 di stasera, al circolo Arci il Molo di Lilith. L’ingresso è gratuito con tessera Arci. (ams)

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