Dopo cinque ore di Camera di consiglio la Corte d’Assise di Chieti ha assolto tutti gli imputati coinvolti nel processo per la megadiscarica dei veleni di Bussi sul Tirino (Pescara). Gli imputati erano 19 e tutti a vario titolo erano stati accusati di disastro colposo, di disastro ambientale e di avvelenamento delle acque. La Corte ha derubricato il reato in disastro ambientale e gli imputati sono stati giudicati non colpevoli per sopraggiunta prescrizione.
Lega Ambiente: è una vera vergogna – E’ questo il commento di Legambiente sulla sentenza per le discariche dei veleni della Montedison scoperte a Bussi nel pescarese nel 2007. Dopo la sentenza dell’eternit ancora una sentenza che non trova i colpevoli. Accusati a vario titolo di disastro e di avvelenamento delle acque, sono stati tutti assolti per questo capo d’accusa, perch ancora non c’è il reato di disastro e di inquinamento ambientale e la prescrizione scatta come una mannaia, come se gli effetti nefasti dei reati ambientali potessero essere calcolati solo nel momento in cui l’atto illegale è stato compiuto e non in base agli effetti che continuano a provocare nel tempo sulla salute e sull’ambiente.
“Ancora una volta un disastro ambientale finisce con un nulla di fatto – commentano Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente e Giuseppe Di Marco, presidente di Legambiente Abruzzo – ma la nostra associazione, tra le parti civili al processo, continuera’ la sua battaglia su Bussi. Cosi’ come continueremo ad impegnarci affinch venga fatta giustizia su molti altri disastri ambientali consumati in Italia. E per evitare che nuove Bussi e nuove Eternit si compiano sul territorio e nelle aule dei tribunali pretendiamo dal Senato una rapida approvazione del disegno di legge sui delitti ambientali nel codice penale, fermo da febbraio scorso nelle commissioni Ambiente e Giustizia del Senato”.
Per questo Legambiente ha promosso assieme a Libera e altre 25 associazioni di cittadini e di categoria, un appello al presidente del Senato Grasso che si può sottoscrivere su [url”www.change.org/legambiente-ecoreati “]https://www.change.org/p/sen-pietro-grasso-in-nome-del-popolo-inquinato-subito-i-delitti-ambientali-nel-codice-penale[/url].
La paarte civile, il disastro c’è ma il reato è prescritto – “Nessuna delusione. Le sentenze si accettano per quelle che sono. In tribunale non ci sono partite da vincere, ci sono questioni giuridiche da proporre all’attenzione del giudice”. È quanto ha dichiarato uno dei legali di parte civile, l’avvocato Nino Sciambra. “La prima considerazione – ha commentato – è che la Corte ha riconosciuto il fatto che un disastro e’ avvenuto ma nella formulazione colposa e questo ha fatto scattare la prescrizione. Questo potrebbe lasciare spazio alla proposizione di un’azione civile da parte del ministero dell’Ambiente. Per quanto riguarda l’assoluzione per avvelenamento – ha concluso – sarei piu’ cauto e aspetterei le motivazioni perche’ vorremmo capire qual e’ stato il percorso che ha seguito la Corte che evidentemente non ha riconosciuto l’esistenza di una strategia di impresa”.
Il legale Wwf, riflettere su prescrizione – “Il dispositivo è assolutamente netto nell’escludere un profilo di volonta’ sia per quanto riguarda l’avvelenamento sia per quanto riguarda il disastro. Non c’è volontà nell’azione degli imputati. Il dispositivo, però, apre un altro scenario per quanto riguarda il disastro: il disastro c’è, non è un caso che ci sia ma c’è una responsabilità umana nella causazione tant’è che viene riqualificato in colposo, cioe’ afferisce ad un dato gestorio inadeguato delle strutture che naturalmente riguardavano la zona. Per questo capo di imputazione è intervenuta la prescrizione e questo deve indurci a rifletere”. Così l’avvocato Tommaso Navarra, legale del Wwf, parte civile nel processo Bussi, commento la sentenza emessa oggi dalla Corte d’Assise di Chieti, le cui motivazioni saranno rese note tra 40 giorni.
“Non si è affermata la responsabilità perché – ha proseguito – come avviene purtroppo in Italia, anche di frequente, caso eternit insegna, il tempo per accertare è un tempo incompatibile per affermare la responsabilità. Questo ci deve far riflettere, ma deve far riflettere anche il territorio e gli abruzzesi: dobbiamo essere piu’ vigili sul nostro territorio perche’ soltanto una presenza costante puo’ portare un accertamento immediato dei fenomeni gravi di inquinamento per non rimanere con il cerino acceso della bonifica. Questa struttura di sentenza apre un problema: chi inquina paga, se nessuno è responsabile chi paga comunque il disastro? La comunita’ abruzzese? Noi – ha infine commentato l’avvocato – dobbiamo essere piu’ presenti, piu’ incisivi nella fase iniziale di accertamento dei fatti”.