Libro e moschetto non fanno più scuola. Il gruppo di neofascisti sgominato ieri, infatti, puntava anche a incutere terrore tra la gente. Tra gli obiettivi la metropolitana di Roma. La Città Eterna, secondo quanto emerge nell’informativa del Ros, era finita nel mirino dei ‘neri’.
A capo di Avanguardia Ordinovista c’è Stefano Manni, ex maresciallo dei carabinieri. Lui ha contatti con Militia, gruppo di estrema destra. Un connubio, questo, che avrebbe portato a colpire l’Urbe.
Il progetto per attaccare la metro capitolina era diviso in due parti: creare il panico e poi farsi avanti per garantire l’ordine pubblico.
E il piano aveva già cominciato a tracciare il solco. Nel corso di una telefonata dello scorso febbraio viene detto: “I metodi operativi di attuazione del piano non sarebbero difficili, basterebbe utilizzare un doppio zaino, uno piccolo in uno grande, uguali, quello piccolo andrebbe lasciato, mentre quello grande portato via. Il colpo sarebbe di rilievo mediatico. Il tempo storico è propizio”.
Dopo la paura, la sicurezza. “Ci dev’essere chi si propone per la soluzione del problema; questo perché le persone chiedono aiuto solo quando vengono colpite direttamente”.