Per Amedeo Ricucci, storico inviato Rai in particolare nei paesi del Medio Oriente, l’impreparazione dei servizi di sicurezza italiani e l’isteria che potrebbe cogliere alcune testate nel trattare i legami tra la guerra in corso in Siria, l’ascesa dell’Isis e il coinvolgimento di musulmani residenti in paesi europei rischiano di innescare dinamiche pericolose.
Ne è un chiaro esempio, a suo parere, la vicenda di Yasser Tayeb, presidente della Comunità araba-siriana in Emilia, che dall’inizio del conflitto si è coordinato con decine di organizzazioni per l’invio di aiuti umanitari in Siria. Gogna mediatica. All’inizio del 2015 Tayeb si è ritrovato stritolato da una gogna mediatica che a oggi continua ad avere pesanti strascichi sulla sua vita.
Tra i volontari con cui Tayeb è entrato in contatto, c’erano Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due attiviste rilasciate a gennaio dopo il sequestro da parte di una brigata del Fronte al-Nusra. All’indomani della liberazione, citando una vecchia informativa dei Ros , il Giornale indica Tayeb come “un probabile militante islamista”, suggerendo che avrebbe potuto giocare un ruolo attivo nel sequestro.
E’ la stessa procura di Roma a smentire il contenuto dell’articolo; ma a quel punto, in un gioco di tessere del domino in caduta libera, decine di siti e testate hanno gia’ rilanciato le accuse, dando vita a quella che Ricucci non esita a definire “una vergognosa macchina del fango”. Mai aiutato nessuno ad andare in Siria. “Da un giorno all’altro – spiega Tayeb – mi sono ritrovato al centro di un meccanismo perverso. Da tutta Italia mi accusavano di avere spinto queste due ragazze nelle mani dei terroristi: senza considerare che noi non abbiamo mai aiutato nessuno ad andare in Siria. Le associazioni che si rivolgono a noi lo fanno per ottenere una sorta di riconoscimento ufficiale da parte della comunità arabo-siriana, che serve loro per questione di credibilita’ da spendere soprattutto in Italia.
Quando qualcuno ci ha chiesto aiuto per andare fisicamente a portare aiuti in Siria, gli abbiamo sempre fatto presente che era più sicuro e conveniente spedirli tramite cargo: quantomeno perchè, in questo modo, i soldi che si risparmiano in biglietti aerei possono essere investiti per inviare piu’ materiale. Finora ci siamo sempre mossi così: io stesso oggi avrei delle serie difficolta’ per tornare a casa, dal momento che molte delle persone che conoscevo sono state uccise dai cecchini e dai bombardamenti”.
Nonostante la smentita della Procura di Roma e le rettifiche di alcuni quotidiani, la scorsa settimana la questura di Bologna ha ritenuto opportuno mettere Tayeb in regime di protezione, dopo che uno striscione intimidatorio a firma dell’organizzazione neofascista “Forza nuova” è stato rinvenuto di fronte alla pizzeria che da anni gestisce nel bolognese.