Expo è alle porte ma nulla è stato fatto per gestire l'aumento della prostituzione
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Expo è alle porte ma nulla è stato fatto per gestire l'aumento della prostituzione

Sono 7 mila le donne che si prostituiscono in strada al momento, ma durante i weekend e i mega eventi si raggiungono anche 14 mila prostitute.

Expo è alle porte ma nulla è stato fatto per gestire l'aumento della prostituzione
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31 Marzo 2015 - 10.48


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Un mese da Expo. L’unità di strada Cabiria dell’associazione di medici volontari Naga Har torna a parlare della prostituzione legata al mega evento che aprirà i cancelli il primo maggio. “Tutti i siti istituzionali su Expo danno i numeri – si legge nell’editoriale di Cabiria sull’ultimo numero della Nagazzetta, il giornale del Naga -: 144 paesi, per 184 giorni, con 20 milioni di visitatori e 10 mila lavoratori. Infine 25 miliardi di indotto annunciato. Neanche un riferimento però al flusso di persone che si prostituiscono e che raggiungeranno Milano ancor prima dell’inaugurazione prevista per il primo maggio”.

I numeri del Comune di Milano affermano che al momento sono 7mila le donne sui marciapiede del capoluogo lombardo, che durante weekend e fiere raggiungono punte di 14 mila, ricorda l’editoriale del Naga. Con i grandi eventi il mercato del sesso a pagamento si attrezza con prestazioni per tutte le richieste: dalle escort di alto bordo, fino a trans, uomini. Con gli arrivi previsti per l’Expo ci saranno sia prostitute consapevoli che vittime di tratta. “Che i grandi eventi giovino al mercato del sesso non è una novità: durante i Mondiali di calcio in Brasile, l’estate scorsa, sono state tante/i i/le sex worker che abbiamo visto tornare al paese d’origine per l’occasione. E per guardare alla vicina Europa, anche la Coppa del mondo 2006 in Germania ha sortito lo stesso effetto”, prosegue il Naga.
Così i rischi che corre Milano sono quelli di un aumento della prostituzione indoor, dell’invisibilità del fenomeno per non disturbare la vetrina di Expo. “Basterebbe cambiare prospettiva. Capire che non si tratta solo di sicurezza, ma di attenzione sociale. Magari iniziando a coinvolgere gli attori presenti sul territorio, a partire dai cittadini del quartiere, i/le sex worker (il Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute sta elaborando una possibile proposta di legge, ad esempio), i legislatori”, aggiunge il Naga. Altro tema è quello dell’offrire un’alternativa a chi vende il proprio corpo: “Pensiamo soprattutto allo stigma nei confronti delle trans che costituiscono circa il 70 % dei nostri contatti: quali sbocchi lavorativi socialmente accettati hanno?”, si domanda il Naga. Il tema resta aperto, ma difficile che si potranno vedere risposte per tempo, data la prossimità all’apertura di Expo. (lb)

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