Simone Borgese, un ragazzo di 30 anni di Roma, ha confessato di [url”aver stuprato e rapinato”]http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=73326&typeb=0&Roma-una-tassista-violentata-e-derubata-da-un-cliente-[/url] nella notte tra giovedì 6 e venerdi 7 maggio 2015, la conducente del taxi nella periferia della Capitale. L’uomo, fermato nella tarda serata di ieri, 10 maggio, ha ricostruito in modo lucido e dettagliato la vicenda. Il 30enneè stato fermato grazie all’identikit, realizzato con l’aiuto della vittima e diffuso nelle ore successive alla violenza.
Riconosciuto da un altro tassista. Il 30enne, trasferito nel carcere di Regina Coeli con l’accusa di violenza sessuale e rapina, è stato rintracciato grazie ad alcune segnalazioni, soprattutto quella di un tassista che lo ha riconosciuto come un cliente che pochi giorni fa aveva accompagno nella stessa zona di Ponte Galeria dove è avvenuto lo stupro e dove vive il nonno di Borgese. Arrivati davanti all’abitazione l’uomo aveva spiegato al tassista di non avere i soldi per pagare la corsa ma, a garanzia del futuro pagamento, aveva fornito il numero del suo cellulare. Così gli inquirenti sono riusciti a risalire alla sua identità.
Il 30enne: è stato un raptus. Borgese, separato e con una figlia di 7 anni, pur essendo sfinito dalle domande degli inquirenti, non si è pentito per quello che ha fatto: “La sua – hanno spiegato gli inquirenti – è stata una confessione piena e dettagliata” e aver agito in preda “a un raptus”.