Passeggiate nei boschi per i ragazzi con disabilità intellettive, uscite con tanti giochi per i bambini che abitano con le loro madri detenute nella sezione nido del carcere di Rebibbia: non si fermeranno neppure d’estate le iniziative di due associazioni impegnate a Roma per migliorare la vita dei bambini. “La Casa di Pulcinella”, attiva dal 1998 nei quattro centri di Roma est con i laboratori teatrali destinati ai ragazzi con disabilità mentali, ripropone la sua colonia settimanale mentre i volontari di “A Roma Insieme” si impegneranno per accompagnare i bambini delle detenute del carcere di Rebibbia nelle loro uscite del sabato.
“La Casa di Pulcinella” garantirà la sua presenza con ragazzi disabili nella località estiva di Morlupo, dove a fine luglio si riproporranno le attività svolte durante l’anno scolastico e a titolo gratuito nelle quattro sedi romane di San Lorenzo, Pietralata, Tuscolana e Tiburtina. Come spiega Anna Maria Tamburro, presidente dell’associazione, “la colonia estiva è un appuntamento importante che aspettiamo con tanto entusiasmo e che cerchiamo di strutturare come un momento di natura ludica. Dunque accantoniamo i laboratori di teatro e musicoterapia che sviluppiamo durante l’anno scolastico per dare spazio a giochi e passeggiate nei boschi. È anche il metodo più adeguato per testare i progressi fatti dai ragazzi durante il ciclo di incontri invernali. Alcuni di loro hanno disabilità mentali molto gravi, dunque permettiamo la partecipazione soltanto ai ragazzi che conosciamo e che abbiamo seguito per un periodo sufficientemente lungo. Per i sessanta ragazzi ci sono circa quaranta volontari: accanto ad un gruppo di operatori qualificato formato da educatori psicologi e medici ci sono persone che ci aiutano da tanti anni; si sono affezionati ai ragazzi, hanno imparato a conoscerli e, semplicemente, hanno maturato sul campo le competenze necessarie a dare il sostegno di cui ciascuno di loro ha bisogno. Dunque la conoscenza è una componente fondamentale del lavoro che facciamo”.
Altra esperienza è quella dei volontari dell’associazione “A Roma insieme” che come ogni anno garantiranno anche nei mesi estivi l’uscita settimanale ai bambini residenti nella sezione nido del carcere di Rebibbia. Dal 1994 l’attività dell’Associazione si è infatti concentrata sul lavoro con le donne e i bambini in carcere, per rispondere alla legge 354/1975 sull’ordinamento penitenziario, secondo il quale le madri detenute possono tenere con sé i figli fino all’età di 3 anni. Tra i progetti proposti dall’associazione con “Conoscere e giocare per crescere” si garantiscono strumenti e spazi di gioco, laddove i bambini sono costretti a trascorrere in carcere un periodo così fondamentale per la loro crescita fisica ed emotiva; mentre i due laboratori di arte terapia e di musicoterapia, condotti da operatori professionisti, sono pensati per stimolare la loro crescita intellettiva ed emozionale e di sostenere il rapporto madre-figlio.
Come spiega Valentina Gnesutta, tra i responsabili dell’ assegnazione volontari-bambini, “il progetto ‘Sabati di libertà’ ufficialmente si interrompe nel mese di agosto. Ma paradossalmente in questo periodo le uscite sono maggiori perché aumenta la disponibilità dei volontari, anche se cambiano le condizioni: ogni operatore deve muoversi autonomamente per procurarsi il permesso di ingresso ai reparti del carcere e per il trasporto dei bambini quando il servizio comunale che fornisce una vettura viene interrotto. Dunque anche eventuali costi di vitto alloggio quando si tratta di uscite prolungate, vengono sostenuti dai singoli volontari con un piccolo sostegno dell’associazione”. E continua – “L’ultimo anno è stato molto particolare, dei 20 bambini ospitati dal carcere soltanto cinque di loro sono usciti: molti non hanno ancora compiuto il primo anno di età, altri sono arrivati da poco, dunque le mamme non hanno ancora sufficienti strumenti per fidarsi del lavoro che facciamo e rilasciare le autorizzazioni necessarie”.
Quello dei sabati di libertà è comunque un progetto che non volta le spalle alla missione con cui l’associazione si identifica, nella persona di Leda Colombini, fin dalla sua nascita: i bambini non devono stare in carcere. Come sottolinea Gnesutta, “tra tutti i luoghi possibili questo è forse il migliore: è un luogo colorato e pulito, dove hanno degli spazi dedicati, ma è pur sempre un carcere”. Una condizione determinata anche dalla mancata applicazione della direttiva n.62/2011 entrata in vigore già il 1 gennaio 2014: prevede che il giudice possa disporre della custodia presso un istituto a custodia attenuata per detenute madri laddove “la persona da sottoporre a custodia cautelare sia donna incinta o madre di prole di età non superiore a sei anni”. (Valeria Calò)