A Treviso è rivolta contro i profughi: scontri fra polizia e centri sociali
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A Treviso è rivolta contro i profughi: scontri fra polizia e centri sociali

Dopo l’arrivo di 101 profughi in due condomini i residenti avevano bruciato mobili e bloccato i pasti destinati ai migranti. Oggi la protesta dei centri sociali.

A Treviso è rivolta contro i profughi: scontri fra polizia e centri sociali
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17 Luglio 2015 - 14.24


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Tensione davanti alla prefettura di Treviso per una manifestazione promossa da aderenti ai centri sociali per protestare contro la gestione dei profughi. Ci sono stati contatti tra le forze dell’ordine e i manifestanti. A quando risulta, ci sono alcune decine di fermi. secondo fonti dei manifestanti, sarebbero 38 le persone trattenute dalle forze dell’ordine. La protesta per chiedere le dimissioni del prefetto di Treviso.

Una settantina di aderenti ai centri sociali si era data appuntamento davanti alla sede istituzionale per protestare contro quanto avvenuto nei giorni scorsi a Quinto di Treviso. Dopo l’arrivo di 101 profughi in due condomini della zona i residenti avevano bruciato mobili e bloccato i pasti destinati ai migranti. Contro questa soluzione oggi la protesta dei centri sociali sfociata in disordini e tensioni il questore di Treviso Tommaso Cacciapaglia ha spiegato che la posizione di tutti i fermati è al momento al vaglio della magistratura. Nel frattempo i profughi sono stati spostati dai condomini si quinto di Treviso alle caserme inutilizzate a Casier.

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“Chi in queste ore, soprattutto a livello nazionale, parla di “razzismo” riferendosi al caso di Quinto dimostra di non conoscere il Veneto e i veneti. I continui arrivi di profughi non solo mettono a repentaglio la sicurezza dei nostri cittadini ma lo stesso alto livello di integrazione raggiunto nella nostra Regione. Anch’io mi unisco all’appello trasversale per avere il ministro Alfano in Veneto”. A dirlo è il senatore di Forza Italia Giovanni Piccoli che così interviene a poche ore dall’annuncio della Prefettura di Treviso secondo cui entro sera i profughi arrivati a Quinto saranno condotti in una caserma tra Casier e Treviso. “Il disagio è trasversale e palpabile e non si risolve né con la demagogia né con il perbenismo. Io sto dalla parte di quei sindaci che sono stati abbandonati sul fronte da un Governo che sul tema immigrazione ha dimostrato una carenza assoluta”.

“E’ pericoloso cavalcare un’onda quando non sai quanto alta può diventare”. Maurizio Trabuio della cooperativa “Casa a colori”, che accoglie al momento 80 profughi in 4 strutture tra Padova e Venezia, spiega con una metafora perché il clima che si respira oggi in Veneto e’ pericoloso. E parla, soprattutto, ai politici: “Quando accendiamo piccoli fuochi sappiamo che poi le cose possono scappare di mano – continua -. Credo che sia saltato ogni buon senso. Coltivare e alimentare la paura, che e’ innata e può far del male di per se’, e’ pericoloso: anche un’ombra, a quel punto, può gettare nel panico e provocare tragedie. La capacita’ di distinguere e di restare al proprio posto, di fare le cose con i criteri giusti, nonostante tutte le pressioni e le emergenze, impedisce di arrivare a queste situazioni”. “Io tenderei per natura a cercare la parte positiva in ogni situazione – aggiunge -, piuttosto che ingigantire perplessità e paure”. Trabuio ricorda, ad esempio, l’impegno di molti profughi che, spontaneamente, in questi giorni hanno contribuito a liberare dalle macerie le aree colpite dal tornado in Riviera del Brenta. Tra quelle macerie c’erano persone ospitate anche dalla cooperativa “Percorso vita”. Per don Luca Favarin “è molto triste quello che sta accadendo. L’esasperazione, la paura, l’ incomprensione sono figlie di politiche dal corto respiro che preferiscono alzare muri che affrontare problemi, preferiscono eliminare che gestire. Quello dei profughi resta un problema: se lo si affronta in maniera intelligente e coordinata lo si gestisce. Altrimenti sarà sempre peggio. E fa infinita tristezza vedere che qualcuno usa i profughi per diventare capo popolo allo sbando”.

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