Il giudice per le indagini preliminari di Taranto ha rinviato a giudizio 44 persone e tre società nell’ambito dell’inchiesta per disastro ambientale sullo stabilimento siderurgico Ilva. Il processo inizierà il 20 ottobre 2015.
Tra gli imputati, oltre a Fabio e Nicola Riva e ad alcuni dirigenti aziendali, ci sono anche esponenti politici ed amministratori: tra cui Nichi Vendola, l’ex presidente della Provincia di Taranto Gianni Florido e l’attuale sindaco di Taranto, Ippazio Stefano. Tutti si sono sempre dichiarati innocenti o estranei ai fatti.
Le società che dovranno difendersi al processo sono quelle che controllano gli impianti: Ilva, Riva Fire e Riva Forni Elettrici, commissariata da due anni e oggi in amministrazione straordinaria, dopo che la Procura non ha accettato la richiesta di patteggiamento, ritenendo troppo bassa la cifra offerta dai commissari che guidano l’azienda.
Secondo quanto stabilito da una perizia epidemiologica disposta dalla procura tarantina e resa nota nel 2012, in 13 anni le emissioni nocive di Ilva hanno causato la morte di quasi 400 persone.
Eppure la società – di cui è proprietaria al 90% la famiglia Riva, che ha rilevato negli anni 90 l’ex Italsider di Taranto – continua a sostenure che si trattava di dati relativi al passato, e che la situazione dell’impianto ambientale era stata migliorata, dopo i lavori di risanamento.
Anche Vendola ha spiegato in una nota di ritenere che l’accusa “cancella la verità storica dei fatti. Io ho rappresentato la prima e l’unica classe dirigente che ha sfidato l’onnipotenza dell’Ilva e che ha prodotto leggi regionali all’avanguardia per il contrasto dell’inquinamento ambientale a Taranto. Vado a processo con la coscienza pulita”.
Sempre oggi, 23 luglio 2015, si è svolto il processo abbreviato contro quattro persone, che ha visto assolvere l’ex assessore regionale all’Ambiente della giunta Vendola, Lorenzo Nicastro, magistrato in aspettativa.
E in contemporanea, la Camera ha votato la fiducia al governo su un provvedimento che impedisce il blocco di attività delle aziende “strategiche”, come l’Ilva, nonostante il sequestro sia avvenuto per ipotesi di reato che riguardano la sicurezza dei lavoratori.