La società (in)civile non è meglio di Mafia Capitale
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La società (in)civile non è meglio di Mafia Capitale

Una piccola storia di degrado nella periferia romana. Indicativa della perdita del senso della comunità e della convivenza civile

La società (in)civile non è meglio di Mafia Capitale
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26 Agosto 2015 - 18.23


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di Miriam Vicinanza

Una piccola e modesta fotografia, di nessun pregio artistico e che non vincerà mai alcun premio. Ma che nasconde una delle tante (troppe) storie di ordinario degrado e inciviltà.
E’ l’immagine di una fontanella, sistemata ai margini di un parcheggio nellam periferia di Roma, in una strada dove i tombini vengono sistematicamente rubati, tanto che si sono stancati di ripristinarli, lasciando così le buche aperte nella speranza che nessuno ci finisca dentro e si faccia del male. Ma prima o poi…

La fontanella c’era da tempo ed era usata soprattutto da coloro che vanno a fare jogging in quella zona (negli stradoni d’asfalto, visto che tutto il verde agibile è stato cementificato…) ma lo zampillo era troppo debole, ed era difficile assai dissetarsi.

Così accanto alla fontanella è stato messo un tubo con un rubinetto e un manicotto. Più “sostanzioso” il getto d’acqua e meno sprechi. Si ha sete: si apre il rubinetto (manicotto) e si beve e poi si chiude.

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Ma in una periferia degradata, dove degradato è anche il senso civico, poteva funzionare una procedura di minimo buon senso?

Risultato: il più delle volte chi beveva non si peritava di chiudere il manicotto, sprecando litri e litri d’acqua. Fino a quando qualcuno ha direttamente fatto sparire il rubinetto.

La storia della fontanella è, ovviamente, ben poca cosa rispetto ai tanti mali che affliggono Roma e la sua area metropolitana come, in generale, tutte le periferie. Ma è indicativa e suscita un paio di domande e una riflessione.

Le domande:

1 – chi vive nelle periferie degradate e contribuisce a moltiplicare il degrado, tra vandalismo, noncuranza, piccoli egoismi e cattiveria, con quale faccia si lamenta dello schifo e delle cose che non funzionano?

2 – il vivere civile e tentando di rispettare la comune convivenza è retaggio dei fessi al quale contrapporre il bullismo civico, perché solo chi se ne frega è “fico”?

La riflessione, amara, è che mentre parliamo (giustamente) dei politici ladri e senza etica; mentre puntiamo l’indice (giustamente) contro Mafia Capitale e sinonimi affini, non vediamo l’esistenza di una società (in)civile che è l’altra faccia della medaglia del degrado etico e culturale che va avanti ininterrotto.

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Del perché accada ho una opinione personale: si è largamente perso, se mai c’è stato, il senso del “bene comune” e di appartenenza a una comunità. Il politico che ruba, ruba alla collettività. E va cacciato; non votato nella speranza che un giorno, tra una spintarella o una raccomandazione, una licenza o un abuso condonato, anche noi possiamo sederci alla tavola del malaffare.

Chi distrugge, inquina o danneggia, speculazioni o vandalismi che siano, il territorio, va trattato come qualcuno che sta distruggendo la nostra casa. E non tollerato o perfino applaudito come se tutti noi fossimo cittadini di Marte e non di questa terra, che tra frane, alluvioni e siccità da tempo mostra segni di insofferenza.

Il bene comune è un’idea astratta, considerata al massimo una illusione per anime belle e per questo sopraffatta da un insieme di egoismi e di personalismi.

Homo homini lupus, altro che contratto sociale.

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