Ungheria, strada senza uscita
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Ungheria, strada senza uscita

Il regime di Orban insiste nella linea dura coi migranti mentre le organizzazioni umanitarie denunciano condizioni inaccettabili dell’accoglienza nei campi sulla frontiera <br>

Ungheria, strada senza uscita
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14 Settembre 2015 - 10.40


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Il regime di Viktor Orban continua a seguire la politica del “pugno di ferro” contro l’ondata di immigrazione con respingimenti alla frontiere, nuove barriere anche sulle strade ferrate e leggi sempre più repressive mentre le organizzazioni che hanno a cura i diritti civili continuano a denunciare abusi sempre più gravi. Ieri l’associazione “Human Rights Watch” ha diffuso una serie di riprese fatte all’interno dei campi in cui i migranti vengono trasportati dalla polizia magiara e denuncia il fatto che vivono in “condizioni inaccettabili”.

Le riprese riguardano le condizioni del campo di Röszke, a breve distanza dal confine serbo: “Là i migranti sono trattati come detenuti – denuncia Peter Bouckaert, direttore per le emergenze di “Human Rights Watch” – in condizioni di sovraffollamento, sporchi, affamati, e privi di cure mediche. Le autorità ungheresi hanno l’obbligo di assicurare che i migranti ed i richiedenti asilo siano tenuti in condizioni umane e che i loro diritti vengano rispettati”. Per questo HRW invita le autorità ungheresi ad adottare misure urgenti per migliorare le condizioni all’interno in ed Intorno al centro di detenzione di Röszke ed altri campi simili, ed a fare in modo che le persone abbiano accesso ad un’alimentazione adeguata, ad acqua, riparo e cure mediche.

Anche se all’’UNHCR, l’Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite, è Stato recentemente concesso l’accesso al campo di Röszke, le autorità ungheresi non hanno permesso ai giornalisti o alle organizzazioni per i diritti umani di visitare i centri di detenzione, che rimangono gestiti dalla polizia. Il campo di Röszke è il più vicino al cofine fra Serbia e Ungheria ed è diviso in due aree conosciute anche come Hangar 1 e 2. Il comitato ungherese” Hangar Helsinki” (HHC) ha acces nell’ambito di un accordo a tre sui sistemi di monitoraggio dell’assistenza ai migranti fra HHC, l ‘ L’UNHCR e la polizia ungherese ha accesso ai centri di raccolto, ma il massimo degli accesso consentiti dal protocollo di intesa per i centri che sorgoro a ridosso della frontiera è di una volta al mese, ed inoltre sono stati imposte limitazioni a quello che HHC può dire pubblicamente.

“Human Rights Watch” aveva presentato richiesta formale per visitare il centro di raccolta di Röszke il 31 agosto ed il 2 settembre la domanda era stata respinta dalla direzione nazionale della polizia ungherese, che aveva citato le regole e le limitazioni ed il divieto di “interferenza con le procedure di polizia. ” Il campo di Röszke dispone di un spazio esterno a circa 500 metri dal confine dove la polizia riunisce i richiedenti asilo ed i migranti prima del loro trasporto ai centri di raccolta. “Human Rights Watch” è stata in grado di ottenere filmati dall’ Hangar 1 ed ha intervistato 24 richiedenti asilo provenienti da paesi diversi tra cui Siria e l’Afghanistan , che in quel momento o poco prima erano trattenuti a forza nel campo. All’interno di Hangar 1 e Hangar 2, i detenuti sono tenuti in piccoli gruppi muniti di tende in recinti all’aperti circondati da recinzioni metalliche, spesso in condizioni di sovraffollamento con letti Insufficienti e poco spazio per le persone detenute nei recinti.

Nelle interviste , i detenuti dicono che la polizia ungherese ha dato loro poche informazioni o nessuna sulle normative giuridiche e le garanzie che disciplinano la detenzione e le procedure amministrative seguite dalle autorità ungheresi. Non ci sono sufficienti interpreti presso le strutture, il che contribuisce a determinare di gravi problemi di comunicazione e conseguente e a far crescere ansia e frustrazione tra i migranti ed i richiedenti asilo trattenuti lì dentro.< br>

Molti degli intervistati sembrano essere stati detenuti oltre il limite 36 ore consentito dalla legge ungherese per la detenzione ai fini della registrazione di polizia , e non hanno avuto praticamente nessun accesso alle cure mediche. Tutti dicono di aver ricevuto a malapena un po’ di cibo e di non essere stati informati se il cibo fosse “halal” cioè, adatto ad essere mangiato da per i musulmani . L’acqua potabile scarseggia, molti hanno detto di aver dovut o bere l’acqua sporca usata per lavarsi. Sono stati descritti casi in cui i detenuti sono stati vittima siu attacchi cardiaci esperti, shock insulinico o convulsioni, o di neonati con febbri e vomito che non hanno ricevuto nessuna assistenza medica. “Ho implorato di avere un po’ di latte per il bambino e hanno risposto di smetterla – racconta un uomo tenuto con la moglie e il bambino in Röszke – avevamo bisogno di acqua pulita per il bambino ed i bambini di altre famiglie, ma la polizia ci ha detto di usare l’acqua sporca”.

Le condizioni presso le strutture Röszke indicano che le autorità ungheresi e la polizia di frontiera non hanno la capacità di trattenere e nutrire in modo anche solo accettabile il crescente numero di richiedenti asilo e migranti, denuncia ancora “Human Rights Watch”. Senza una maggiore assistenza internazionale al fine di garantire che l’Ungheria soddisfi le pratiche basilari di detenzione in linea con i suoi obblighi comunitari, la condizione dei profughi trattenuti alla frontiera si farà assolutamente indegna.L’Ungheria si trova ad affrontare un afflusso di migranti che dalli’inzio dell’anno ha fatto segnare 150.000 arrivi , e ormai 3mila persone al giorno attraversano la frontiera ungherese con la Serbia. Il numero di domande di asilo è raddoppiato nel 2014, mettendo in Ungheria al secondo posto dietro a Svezia tra i Paesi dell’Unione Europea. Ma i grandi numeri non sollevano Budapest dalle sue responsabilità giuridiche, tra cui quelle della direttiva UE sull’accoglienza e che la obbligano trattare i richiedenti asilo con umanità ed a richiedere, se necessario, l’ assistenza delle agenzie internazionali o della UE.

Il primo ministro Viktor Orban sostiene di “difendere la cultura cristiana dell’Europa” . “Human Rights Watch “ conclude il suo rapporto affermando invece che le autorità ungheresi devono urgentemente chiedere l’assistenza delle Nazioni Unite e delle organizzazioni umanitarie non governative per soddisfare meglio le esigenze dei migranti e snellire le procedure di registrazione per accorciare il loro periodo di detenzione al confine. Nello stesso tempo, dovrebbero essere approntate strutture diverse per soddisfare gli standard internazionali, con interpreti adeguati personale medico qualificato da distribuire immediatamente nei centri.

“La situazione per i migranti e richiedenti asilo in Ungheria è disumana e insostenibile – conclude Bouckaert – il governo ungherese, con l’aiuto di altri governi dell’Unione europea e le Nazioni Unite, deve agire in modo concertato per garantire di far fronte ai propri obblighi di proteggere le persone e trattarle con umanità”.

Fonte: Agenzie

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