Marxista: la crociata di Socci e Libero contro Papa Francesco
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Marxista: la crociata di Socci e Libero contro Papa Francesco

Bergoglio è proprio indigesto ai tradizionalisti nostrani. Comunista, marxista, paragoni con Giuda. Gli insulti si sprecano.

Marxista: la crociata di Socci e Libero contro Papa Francesco
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12 Ottobre 2015 - 15.10


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Da quando è stato eletto Papa, Bergoglio è stato prima guardato con sospetto, poi con diffidenza e ora con sempre maggiore fastidio dai tradizionalisti e dalla destra.
Gli articoli che a cadenza regolare Antonio Socci pubblica su Libero, più di tanti ragionamenti, testimoniano cosa in quegli ambienti si pensi del Papa.
Uno sbotto di bile quando Bergoglio parla del Dio denaro; conati quando dice c’è un sistema economico ingiusto se migliaia di diseredati muoiono di fame e di sete; bava se Francesco parla di immigrazione, tema sul quale – a quanto pare – Socci e Libero si sentono più in sintonia con il pensiero di Matteo Salvini, notoriamente esponente del cattolicesimo misericordioso.
E poi giù con le accuse: sdoganare l’omosessualità, eresie, encicliche marxisteggianti, comportarsi come Guida, non difendere i cristiani dall’Islam (manca solo che chiedano al Papa di promuovere una crociata). E ancora: promuovere la fuga dei fedeli dalle Chiese, che in questa logica sembrano essere paragonati al fatturato delle aziende.
Cos’altro ancora? In attesa che Socci e Libero chiedano la scomunica di Papa Francesco pubblichiamo l’articolo apparso su Libero dell’11 ottobre, che è una vera e propria enciclica del pensiero anti-bergogliano.

di Antonio Socci

«Arranca la spavalda macchina da guerra?», si chiede un vaticanista svizzero. In effetti al Sinodo la macchina da guerra argentina con motore tedesco (i vescovi progressisti) si è impantanata: si sa, di questi tempi i «motori» tedeschi sono da rottamare e la carrozzeria argentina è un ferrovecchio, impastato di peronismo e di rugginosa teologia della liberazione.

Infatti il Sinodo si è aperto con la relazione del cardinale Erdo che ha ribadito la dottrina cattolica demolendo le eresie di Kasper (e facendo irritare Bergoglio).

Inoltre, dopo questa prima settimana, uno dei relatori delle commissioni, l’ australiano Mark Coleridge, ha sintetizzato così la situazione: «Se il Sinodo finisse oggi, il 65 per cento dei padri voterebbe contro l’ ipotesi di ammettere alla comunione i divorziati risposati».

Per il partito di Bergoglio e Kasper la sconfitta sarà ancora più scottante sul tema dell’ omosessualità, perché dalle relazioni dei vari circoli emerge la richiesta di opporsi con vigore alle teorie gender, considerate la nuova pericolosa ideologia che ha preso il posto del marxismo e che ha effetti devastanti sulla mentalità e sulla formazione dei giovani.

Del resto la parte cattolica del Sinodo, maggioritaria numericamente (quella che si rifà al magistero di sempre e specie a Giovanni Paolo II e Benedetto XVI), ha fatto anche energiche proteste contro la minoranza bergogliana al potere, che sta imponendo le sue procedure, i suoi metodi e i suoi uomini nei posti chiave, ma di tali proteste non si sa nulla fuori o vengono rappresentate dalla macchina della propaganda in modo caricaturale (i cattivi conservatori contro gli illuminati progressisti).

Sebbene il Sinodo discuta di famiglia, quei milioni di famiglie cristiane che stanno fuori – secondo i bergogliani – non devono sapere niente (a differenza degli altri Sinodi) o devono avere un’ informazione filtrata e «impacchettata« da loro.

Il partito bergogliano è come una squadra di calcio che sta perdendo 5 a 0 sul campo di gioco (e quindi rosica), ma può impunemente assestare calci, provare a fare gol con le mani (alla maniera argentina) e ostentare arroganza perché sa che l’ arbitro è il loro leader e alla fine darà loro partita vinta a tavolino contro ogni regola (infatti Bergoglio si riserva pure di cambiare le regole a partita in corso – per esempio sulla relazione finale – in base alla convenienza della sua squadra).

Un grande conforto della parte cattolica è rappresentato dal mite e sapiente Benedetto XVI, il cui magistero e la cui presenza, come un faro nella notte tempestosa, indicano il cammino.

La settimana scorsa del resto il vaticanista americano Edward Pentin ha rivelato la risposta che papa Benedetto – allo scorso Sinodo – dette a un prelato tedesco che gli domandava cosa dovesse fare di fronte alla tempesta scatenatasi nella Chiesa: «Halten Sie sich unbedingt an die Lehre!» (rimanete assolutamente fermi sulla dottrina).

Ratzinger è oggi ascoltato dai più, perché l’ inerme Verità è l’ unico tesoro della Chiesa, essendo Cristo stesso, e se la Chiesa tradisse o svendesse la verità della dottrina cattolica, farebbe come Giuda e toglierebbe all’ umanità la vera misericordia di Dio e la salvezza.

Illuminata dalla luce di Benedetto XVI, la parte cattolica è arrivata a questo Sinodo più forte e preparata rispetto al precedente e al Concistoro del febbraio 2014, quando fu colta di sorpresa dalle inaudite tesi di Kasper fatte proclamare da Bergoglio.

È significativo del resto che fra i più decisi a opporsi al sovvertimento della dottrina cattolica ci sia una chiesa giovane come quella africana, particolarmente curata per 40 anni da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI.

Essa infatti, oltre ad esprimere grandi cardinali come Sarah, una luce per tutta la cristianità, è di gran lunga oggi la Chiesa più dinamica, più missionaria, più in crescita avendo ormai superato i 200 milioni di fedeli con un impressionante 238 per cento in più rispetto al 1980.

Mentre quella sudamericana di Bergoglio, quella tedesca di Kasper e quella belga di Daneels sono al tracollo.

Ma questo è il paradosso di oggi: alla guida della Chiesa stanno coloro le cui ricette si sono rivelate fallimentari nei loro paesi. E vogliono applicare le stesse disastrose ricette alla Chiesa intera, con effetti devastanti su scala planetaria.

Certo, molti indicano la popolarità del papa argentino come segno di rinascita. Ma è un bluff e dentro la Chiesa lo si è ormai capito.
È la popolarità drogata del circo mediatico laicista, che non porta una sola conversione, ma esulta piuttosto per la conversione del papa all’ agenda Obama e all’ agenda onusiana.

I dati della pratica cattolica in Italia, che sotto Giovanni Paolo II e Benedetto XVI erano cresciuti, con Bergoglio continuano a diminuire. La stessa Repubblica sabato scorso, riferendo gli studi della «Fondazione Critica liberale» e della Cgil, ha dovuto riconoscere che per la Chiesa «l’ effetto Francesco non c’ è», anzi «l’ Italia continua ad allontanarsi dalla Chiesa», quindi l’ effetto Bergoglio c’ è a rovescio: allontana i fedeli.

I cattolici hanno la sensazione che con Bergoglio stia venendo giù tutto. Per esempio l’ imbarazzante coming out (con il compagno) di monsignor Charamsa, il quale pretende che sull’ omosessualità la Chiesa cambi la legge morale basata sulla Parola di Dio, non sarebbe stato possibile senza le mille sconcertanti aperture e i chi-sono-io-per-giudicare di Bergoglio, che Charamsa definisce «fantastico». Chi semina vento raccoglie tempesta, dice la Bibbia.

E come evitare la confusione e il disorientamento per il Motu proprio sulle nullità matrimoniali di Bergoglio che anche un giurista cattolico come il professor Danilo Castellano ha demolito?

È inevitabile constatare che esso introduce di fatto il divorzio, sovverte il Vangelo e il millenario insegnamento della Chiesa.
Cosicché – invece di sostenere la famiglia aggredita dalle ideologie moderne – le si dà il colpo di grazia.

C’ è poi tutta la lista degli altri errori bergogliani. Quello sull’ immigrazione è colossale. Come quello sui cristiani perseguitati a cui non ha certo giovato il suo atteggiamento di resa verso l’ Islam e i regimi comunisti.

Poi ci sono i cristiani massacrati dall’ Isis che egli ha sostanzialmente abbandonato, delegittimando ogni concreto intervento in loro difesa: di fatto oggi i vescovi del Medio Oriente (e le loro comunità) vedono nell’ intervento di Putin la speranza della liberazione dal terrore.

Prendiamo poi i comizi noglobal di Bergoglio contro «l’ economia che uccide» (quella capitalistica). Secondo i dati della Fao diffusi in questi giorni la percentuale dei denutriti nei paesi in via di sviluppo è passata dal 23,3 per cento del 2000 al 12,9 per cento di oggi.

In 50 anni il tasso globale di povertà estrema è passato dall’ 80 per cento al 10 per cento, mentre la popolazione mondiale raddoppiava (è accaduto l’ opposto di quanto prevedevano le teorie malthusiane).

E anche i dati sull’ ambiente, l’ aria e la salute negli ultimi 50 anni sono molto migliorati smentendo l’ ecocatrastofismo marxisteggiante dell’ enciclica bergogliana.

Pure ciò che viene celebrato come il successo internazionale di Bergoglio, la fine dell’ embargo a Cuba, a ben vedere risulta essere il soccorso a una vecchia dittatura odiosa e sanguinaria che il Papa è andato a omaggiare ignorando le vittime e i dissidenti.

È un panorama di macerie quello che Bergoglio sta lasciando. Con cadute incredibili come la comica lite da strapaese con Ignazio Marino, cosa inimmaginabile per giganti come Ratzinger e Wojtyla (con buona pace di Scalfari che elogia Bergoglio perché avrebbe portato la Chiesa fuori dalla politica).

Marino deve andarsene e merita tutte le critiche del mondo, ma Bergoglio si è meritato la battuta della compagna Ferilli: «Che il Papa si senta in dovere di fare un comunicato per sfancularlo è – posso dirlo? – decisamente inaudito».

[url”Ecco l’articolo di Libero”]http://www.liberoquotidiano.it/news/esteri/11837094/socci-papa-sinodo-minoranza-famiglia-bergoglio-chiesa.html[/url]

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