Loris, i familiari stipendiati per andare in tv
Top

Loris, i familiari stipendiati per andare in tv

L'indiscrezione è emersa durante uno scontro verbale tra i genitori del bambino. Quando una disgrazia viene trasformata in un business

Loris, i familiari stipendiati per andare in tv
Preroll

Desk3 Modifica articolo

16 Ottobre 2015 - 10.21


ATF

Come un nuovo lavoro: 3.500 euro per un’intervista, 2.000 per una partecipazione a Domenica Live, più cure mediche e regalini. Si tratta del tariffario proposto dalle reti televisive per assicurarsi la presenza in trasmissione dei familiari di Veronica Panarello, la donna accusata di aver ucciso il figlioletto, Loris Stival. Una serie di partecipazioni che secondo squadra mobile e carabinieri sarebbero «avrebbero un fine economico», ma anche quello di «convincere l’opinione pubblica dell’innocenza di Veronica».

Testimonianze. Un proprietario di un bar che «esclude categoricamente di aver visto» Veronica Panarello passare davanti all’esercizio commerciale o una commerciante che conferma di «avere visto raramente Veronica Panarello entrare l’auto all’interno del garage». Sono alcune delle testimonianze raccolte da polizia e carabinieri di Ragusa nell’informativa agli atti dell’avviso di conclusione indagini della Procura sulla morte del piccolo Loris di 8 anni, il cui corpo è stato trovato il 29 novembre dello scorso anno a Santa Croce Camerina, nel ragusano. Per l’omicidio è indagata la madre, attualmente detenuta nel carcere di Agrigento.

Leggi anche:  Da Monaco ad Agrigento: ecco la mostra della Collezione Panitteri

L’accusa. Duecentosessanta pagine e 154 immagini. Questo il contenuto dell’informativa che racchiude le testimonianze dell’accusa in relazione all’uccisione del piccolo Loris Stival, il bimbo di 8 anni il cui corpo è stato trovato il 29 novembre del 2014 in un canalone di Santa Croce Camerina. Le testimonianze contenute nel documento, raccolte da polizia e carabinieri di Ragusa, sono state consegnate alla Procura di Ragusa, che coordina le indagini con il capo dell’ufficio, Carmelo Petralia, e il sostituto Marco Rota. Per il delitto è indagata la madre, detenuta nel carcere di Agrigento. L’informativa, in particolare, racchiude il percorso di quel giorno e della settimana precedente della donna ripreso da decine di telecamere.

Native

Articoli correlati