Gli oncologi italiani invitano a evitare allarmismi: “L’Oms dice cose che in gran parte già sappiamo, e nessuno si sogna di vietare il consumo di carne: come per tutti gli alimenti, serve equilibrio”, ha detto Carmine Pinto, presidente dell’Aiom, l’associazione italiana degli oncologi. “L’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dà diversi livelli di rischio, legati al livello di probabilità che un determinato agente sia cancerogeno per l’uomo”, ha spiegato Pinto. “Gli studi sugli insaccati hanno indotto gli esperti a collocarli nel gruppo più a rischio perché se ne è appurata la cancerogenicità, soprattuto per via di nitrati e nitriti, i conservanti che vengono utilizzati”. Ma va detto, avverte l’oncologo, “che si tratta in gran parte di studi vecchi che non tengono conto del fatto che oggi questi conservanti tossici si usano molto meno”. Quanto alla carne rossa, collocata nel gruppo 2A, “è inserita tra i ‘probabili’ elementi cancerogeni, perché ancora non c’è una certezza sugli studi epidemiologici. Poi ovviamente”, conclude Pinto, “dipende dalle quantità e non si può per questo dire che la carne rossa faccia male come il fumo. C’è un equilibrio che va mantenuto”.
Ecco i gruppi di cancerogeni Alcol, benzene, la naftalina usata come antitarme negli armadi ma anche farmaci come la ciclosporina, impiegata per impedire il rigetto nei tumori: tutte queste sostanze hanno in comune l’appartenenza alla classe 1. Il gruppo 1 contiene i carcinogeni umani certi e comprende al momento 117 agenti. Il gruppo 2A comprende carcinogeni probabili per l’uomo e contiene 74 agenti. Il gruppo 2B riunisce i carcinogeni possibili, per un totale di 287 sostanze. Il gruppo 3 comprende le sostanze non classificabili come carcinogene (al momento sono 505); il gruppo 4, infine, raggruppa sostanze probabilmente non carcinogene per l’uomo (in questa categoria c’è una sola sostanza, il caprolactam, un precursore del nylon).
Veronesi: la carne va eliminata del tutto.Veronesi non è sorpreso da questa notizia, che sta facendo discutere: “Non ci coglie impreparati, lo sapevamo da tempo, da almeno 20 anni io per primo, ai congressi e agli incontri divulgativi, ripeto che ci sono indicazioni epidemiologiche di un legame tra consumo carni rosse e tumori del colon. Quello che è stato fatto oggi è una sorta di sistematizzazione” degli studi. Non mangio gli animali – precisa l’oncologo – perché li amo e penso che i loro diritti di esseri viventi vadano rispettati, prima di tutto il loro diritto alla vita. Il secondo motivo è di equilibrio e sostenibilità ambientale: l’eccessivo consumo di carne è il motivo principale dell’ingiustizia alimentare, che fa sì che circa un miliardo di persone nel mondo occidentale muoia per troppo cibo mentre in Asia e nei Paesi africani circa 800 milioni di persone muoiono di fame o soffrono di malnutrizione”. Lo scienziato aggiunge: “L’identificazione certa di una nuova sostanza come fattore cancerogeno è sempre e comunque una buona notizia in sé, perché aggiunge conoscenza e migliora la prevenzione. In questo caso dunque – avverte Veronesi – non si tratta della ‘vittoria’ di una parte sull’altra, ovvero dei vegetariani contro i carnivori, ma di un passo avanti della ricerca”. Il maggiore problema nel trattare l”emergenza cancro’ infatti – spiega ancora Veronesi – è proprio quello di riuscire a identificare tutte le cause di questa malattia. Ora – avverte – “si tratta di avere un supporto di tipo istituzionale a delle indicazioni che diamo da anni in merito all’opportunità di ridurre drasticamente il consumo di carne, come d’altronde indica pure il codice europeo contro il cancro”.