Sicurezza o paranoia? Il bizzarro caso dello stadio Olimpico
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Sicurezza o paranoia? Il bizzarro caso dello stadio Olimpico

I controlli prima delle partite di Roma e Lazio sono diventati molto più stringenti. Bene. Peccato che qualche volta si sfiori il ridicolo.

Sicurezza o paranoia? Il bizzarro caso dello stadio Olimpico
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2 Novembre 2015 - 23.38


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di Emanuele Conegliano

Che la violenza nel calcio vada contrastata è un dovere. Che coloro che vanno a vedere le partite con l’intenzione di fare a sprangate o atti di teppismo vadano fermati, è egualmente un dovere. Rendere la vita dei tifosi (che nella stragrande maggioranza sono persone perbene e tranquille) impossibile, fra limitazioni, codicilli, divieti e ottusità, è già più discutibile. Tant’è che – dati alla mano – tanta gente rinuncia allo stadio perché più che un divertimento è diventato come fare la fila alle poste. Capita così che in questo mare magnum di rigidità incrociate che penalizzano sempre di più i tifosi “normali” più che i delinquenti, allo stadio Olimpico di Roma a volte si rasenti il ridicolo.

E’ accaduto infatti, come mi ha raccontato un amico tifoso, che l’altra sera fuori i tornelli di accesso ci fossero delle ragazze, promoter di una iniziativa speciale del Corriere dello Sport (non esattamente un giornale sovversivo), che distribuivano a coloro che andavano allo stadio una copia dello speciale del giornale con allegata una mascherina di cartone, di quelle che si mettono a Carnevale. Attenzione non una maschera completa, ma solo un cartoncino liscio con due buchi all’altezza degli occhi. Ebbene: all’ingresso dello stadio questi innocenti cartoncini venivano sequestrati dagli addetti alla sicurezza, quasi fossero armi improprie.

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Il mio amico, abbastanza perplesso ha chiesto il motivo per il quale dei semplici cartoncini venissero sequestrati. La risposta è stata: perché possono essere utilizzati per “travisare la faccia”. Senza parole. Del resto, come sanno bene gli esperti di terrorismo e di ordine pubblico se io sono un terrorista dell’Isis che vuole entrare e far esplodere una bomba, ovviamente ho bisogno della mascherina omaggio del Corriere dello Sport per non farmi scoprire. Altrettanto se io fossi un facinoroso teppista che va allo stadio con l’intenzione di provocare il caos, non penserei mai di mettermi in tasca o altrove un berretto che possa essere poi usato a mo’ di passamontagna; non penserei mai a portarmi un foulard che magari legato bene possa nascondere il mio volto, ma ovviamente avrei bisogno della mascherina del Corriere dello Sport (peraltro senza elastico) data in omaggio fuori lo stadio.

Quindi, uscendo dal paradosso per tornare alla realtà, l’inquieta domanda che ne esce fuori è la seguente: quanto misure così ridicole giovano alla sicurezza? E quanto sono dettate da rigidità e paranoia e ottusità?

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Io sono sempre stato dalla parte delle forze dell’ordine che garantiscono legalità e sicurezza e sono sempre stato contro chi utilizza lo sport per portare la violenza. Tuttavia esiste un limite: quello del buon senso. Altrimenti di questo passo finirà che i tifosi “normali”, ossia le famose famiglie, i pensionati e la gente tranquilla, stanchi di tutto ciò, diranno un bel “vaffa” alla stadio e buonanotte ai suonatori.

Quanto alle mascherine di carta un consiglio: se sono così pericolose vietatene la diffusione anche a Carnevale perché potrebbero nascondere un terrorista o un teppista. Oppure, visto che esistono i servizi segreti, la Digos e molti valenti investigatori, teppisti e terroristi individuateli singolarmente, senza rompere le scatole a un povero ragazzino colpevole solo di entrare allo stadio con una mascherina di cartone, peraltro distribuita tranquillamente da persone fisicamente distanti dieci metri da coloro che le sequestravano.

Come direbbe Totò: sequestrare i cartoncini? Ma mi faccia il piacere…

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