Nove anni e mezzo di reclusione per attentato con finalità terroristiche. E’ questa la richiesta formulata dal pg Marcello Maddalena nei confronti di quattro anarchici No Tav nel processo d’appello per l’assalto al cantiere del maggio 2013. “Sarebbe fare loro un torto intellettuale – ha detto Maddalena – non prenderli sul serio e dare pene da poco”.
Secondo Maddalena, i quattro imputati vanno condannati per terrorismo in quanto “sono persone con un’identità politica, un comitato politico, un rifiuto dei metodi in cui ci si riconosce in questa società”. Inoltre, “pare che non abbiano alcuna intenzione di mettere la parola fine a questa esperienza”. Di qui la richiesta di condanna a nove anni e mezzo formulata “in relazione alla gravità dei fatti. In uno Stato di diritto – ha sottolineato – non può essere che la violenza di qualcuno possa impedire alle legittime istituzioni di adempiere al loro scopo. La possibilità di indurre i poteri pubblici a compiere una determinata azione o impedirla costituisce una minaccia alla democrazia”. Maddalena ha argomentato la sua tesi sostenendo che “il danno grave è rappresentato non tanto dai danni economici al cantiere o dalle spese dello Stato per rinforzarne la sicurezza o per la crescente militarizzazione della zona, o ancora dal danno di credibilità per il fatto di non avere rispettato alcune scadenze, ma soprattutto dal pericolo di condizionamento di istituzioni dello Stato ad opera di minoranze violente”.