Emerge una novità importante nell’inchiesta bis sulla morte di Stefano Cucchi, i carabinieri “valutavano e suggerivano varie modalità per eludere operazioni tecniche in corso”. Le modalità suggerite per eludere le intercettazioni alle quali temevano di essere sottoposti erano due: l’utilizzo di ‘telefoni citofono’ con utenze intestate a terzi estranei, e l’utilizzo dell’applicazione di messaggistica istantanea ‘Telegraf’ che consente di autocancellare i messaggi dopo l’invio.
Nelle ‘carte’ del fascicolo tante sono le intercettazioni trascritte dei tre carabinieri indagati nell’inchiesta bis per lesioni aggravate e di due carabinieri indagati per falsa testimonianza. Cucchi “non c’aveva niente? solo che non si drogava, non mangiava e non beveva il cuore si è fermato. Fratello, è questa la realtà”. Così Roberto Mandolini, uno degli indagati. “‘Sto ragazzo valeva un milione trecentoquarantamila euro che era un tossicodipendente?'” Alludendo al risarcimento pagato alla famiglia dal ‘Pertini’ all’esito del primo processo? “‘Quando gente fa incidenti stradali… muoiono bambini che hanno una vita davanti che possono diventa’ scienziati e possono guadagnare molti soldi”, dice invece Raffaele D’Alessandro, altro carabiniere.
Oggi il gip Elvira Tamburelli ha individuato nei professori Francesco Introna e Franco Dammacco, e nei dottori Cosma Andreula e Vincenzo D’Angelo gli esperti che dovranno accertare la natura, l’entità e l’effettiva portata delle lesioni patite da Cucchi. Immediata, però, la reazione del professore Vittorio Fineschi, a capo del collegio dei consulenti della famiglia. Rivolgendosi all’avvocato Fabio Anselmo, legale storico dei Cucchi: “vista la tua comunicazione sul collegio peritale, al fine di non danneggiare la tua posizione, sono a rinunciare al mandato affidatomi”. Secondo quanto si è appreso, tutto nascerebbe da problemi di carattere personale tra medici della stessa regione.