Alla scoperta della città del cinema perduta
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Alla scoperta della città del cinema perduta

Una mostra celebra Tirrenia e i dimenticati studios Pisorno-Cosmopolitan. Al Palazzo Blu di Pisa dal 23 marzo al 3 luglio 2016.

Imbarco a mezzanotte, foto Manuelli Coll. Museo Nazionale del Cinema, Torino
Imbarco a mezzanotte, foto Manuelli Coll. Museo Nazionale del Cinema, Torino
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10 Marzo 2016 - 15.53


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Presentata questa mattina a Roma alla presenza di Alberto Barbera, Direttore del Museo Nazionale del Cinema, Cosimo Bracci Torsi, Presidente della Fondazione Palazzo Blu di Pisa, e della curatrice Giulia Carluccio, la mostra “Tirrenia Città del Cinema – Pisorno-Cosmopolitan 1934-1969”.

A partire dagli anni Trenta fino agli anni Sessanta un capitolo importante della storia del cinema italiano venne scritta all’ombra della pineta di Tirrenia. Nel 1934, per volontà di Giovacchino Forzano, drammaturgo e librettista di successo, furono costruiti gli studi cinematografici Pisorno, nome che univa idealmente le città di Pisa e Livorno. Si trattava di uno stabilimento modernissimo, progettato da Antonio Valente, tra i primi in Italia ad essere attrezzato adeguatamente per affrontare la più grande sfida dell’epoca: la produzione di film sonori.

Cominciò così una storia appassionante che viene ora raccontata nella mostra Tirrenia città del cinema. Pisorno-Cosmopolitan 1934-1969 in programma al Palazzo Blu di Pisa dal 23 marzo al 3 luglio 2016. L’esposizione, curata da Giulia Carluccio, è organizzata dalla Fondazione Palazzo Blu di Pisa in collaborazione con il Museo Nazionale di Cinema di Torino e costruisce un percorso in cui le vicende del nostro cinema si intrecciarono, in un costante dialogo, con quelle della storia italiana. Dalla fondazione della città e degli stabilimenti, ricostruita attraverso tavole, progetti, assonometrie e documenti originali, alla ricchezza della macchina-cinema, mostrata attraverso costumi, macchinari, sceneggiature, brochure pubblicitarie, ritratti di divi, foto di scena e manifesti, le diverse stagioni di Tirrenia, città del cinema prendono corpo insieme ai protagonisti di questa avventura, agli artefici, agli interpreti e ai testimoni. Grazie a preziosi materiali originali provenienti da collezioni pubbliche e private e dagli archivi del Museo Nazionale del Cinema, la mostra offre inoltre una riflessione sui mestieri del cinema celebrando artisti riconosciuti e celebri, tra cui Renato Guttuso, di cui sono esposti disegni originali e inediti, tra i quali quelli realizzati per “I sequestrati di Altona” di Vittorio De Sica, e nomi meno noti eppure importanti, come quello del fotografo Emilio Gneme.

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“Il cinema a Tirrenia, fra gli anni Trenta ed i Sessanta del secolo scorso, è un fenomeno nel quale confluiscono molti elementi della nostra storia di quegli anni – dice il Presidente della Fondazione Palazzo Blu Cosimo Bracci Torsi – non solo di storia del cinema, ma di quella che si usa chiamare la grande storia e di storia del costume. Tutto questo, con la collaborazione di Giulia Carluccio e del Museo del Cinema di Torino, abbiamo voluto raccontare, per ricordare agli storici ed agli appassionati di cinema di tutta Italia un pezzo non disprezzabile della sua storia, ed ai nostri concittadini di questa costa toscana, specialmente ai più giovani, che Tirrenia non è stata soltanto la spiaggia di Pisani e Livornesi, ma un bel sogno, del quale rimangono purtroppo poche e dimenticate macerie”.

“Il caso degli studi di produzione Pisorno di Tirrenia, poi ribattezzati Cosmopolitan con l’arrivo di Carlo Ponti all’inizio degli anni Sessanta, è tra le esperienze storicamente più rilevanti di decentramento della produzione cinematografica italiana – aggiunge il Direttore del Museo Nazionale del Cinema Alberto Barbera -. La mostra, curata da Giulia Carluccio con passione e competenza, si propone come un’occasione importante per riaccendere i riflettori su un’esperienza che soltanto una colpevole disattenzione aveva sinora incomprensibilmente relegato tra le pagine minori scritte dall’avventurosa storia del cinema italiano”.

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“L’avventura produttiva degli stabilimenti di Tirrenia – dice Giulia Carluccio, curatrice della mostra e Professore ordinario di Storia del Cinema all’Università di Torino – riguarda alcuni decenni cruciali del Novecento. Ripercorrendo la storia degli stabilimenti Pisorno si ha l’occasione di ripercorre tutti i grandi snodi del cinema italiano sonoro del secolo scorso, sullo sfondo della Storia, degli eventi politici, delle modificazioni sociali e del costume degli italiani. La mostra ha voluto raccontare il cinema di Tirrenia incrociando la prospettiva locale con quella nazionale, attraverso una molteplicità di documenti che affrontano questa peculiare vicenda produttiva a 360°. Lettere, sceneggiature, scenografie, bozzetti, costumi, fotografie, macchine, film, manifesti illuminano il lavoro di tutta la filiera produttiva di Tirrenia città del cinema, attraverso il riferimento ai registi, ai divi, alle maestranze e ai generi che, in modi diversi e variegati, hanno reso grande il nostro cinema”.

Il primo film girato ai Pisorno uscì nel 1935, si intitolava Campo di maggio e era stato diretto dallo stesso Forzano. Negli anni successivi i set, le strade e le spiagge di Tirrenia si popolarono di attori, maestranze e divi dello schermo: da Doris Duranti a Gino Cervi, dai fratelli De Filippo a una giovane Virna Lisi, da Amedeo Nazzari ad Alida Valli. Nei nuovi moderni stabilimenti si alternarono alla regia e ai ruoli tecnici “veterani” del cinema muto e giovani destinati a segnare le fortune del cinema a venire, come Mario Monicelli. Il sogno di espandersi fino a creare una vera Hollywood sul Tirreno si infranse davanti alle difficoltà finanziarie e alla concorrenza di Cinecittà, fondata a Roma nel 1937. A Tirrenia, tuttavia, si girarono più di settanta film prima che la realtà della guerra irrompesse sui set. Quando la produzione riprese, al termine del conflitto, Forzano tentò il rilancio chiamando a Tirrenia il regista Joseph Losey per girare Imbarco a mezzanotte (1952), ma il film non ebbe successo. Per celebrare la voglia di rinascita e leggerezza si puntò allora soprattutto sui film musicali, in molti casi interpretati da cantanti amati come Claudio Villa e Luciano Tajoli. Negli anni Sessanta l’avvento del produttore Carlo Ponti, che rilevò gli stabilimenti ribattezzandoli Cosmopolitan, rinnovò le speranze di rilancio. Arrivarono a Tirrenia Sophia Loren, Marcello Mastroianni, Vittorio De Sica, Ugo Tognazzi, Marco Ferreri e persino Fred Astaire. Fu un breve momento prima della successiva crisi e della chiusura. L’assoluto naturale di Mauro Bolognini (1969) è l’ultimo film girato in studi ancora in piena attività. La struttura andò lentamente in rovina. Se ne ricordarono anni dopo i fratelli Taviani che proprio lì ricostruirono la Hollywood del loro film Good Morning Babilonia (1987).

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Raccontare “Tirrenia città del cinema” significa gettare uno sguardo unico non solo su oltre trent’anni di cinema italiano, ma anche sulle politiche del regime fascista prima, sulle tragiche conseguenze della guerra poi e, infine, sulla rivoluzione di costume che segnò gli anni Sessanta.

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