La famiglia Regeni attacca il Manifesto: Giulio non era un collaboratore
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La famiglia Regeni attacca il Manifesto: Giulio non era un collaboratore

L'avvocato della famiglia, Alessandra Ballerini, puntualizza la vicenda che riguarda il Manifesto.

La famiglia Regeni attacca il Manifesto: Giulio non era un collaboratore
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11 Marzo 2016 - 11.13


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La famiglia di Giulio Regeni si scaglia contro il Manifesto, il quotidiano che pubblicò l’articolo del giovane ricercatore italiano soltanto dopo la sua morte e nonostante il divieto dei genitori. Una scelta editoriale che fece discutere, perché apparsa ai più come un tentativo di sfruttare l’immagine di un ragazzo appena ucciso in maniera barbara, attraverso un pezzo che il mese prima era stato scartato.

Ma superato l’imbarazzo per l’articolo, adesso ad essere messo in discussione è il rapporto di Giulio Regeni con il Manifesto. Come fa sapere l’avvocato della famiglia, Alessandra Ballerini, il ragazzo di Fiumicello non era un collaboratore del giornale e non aveva rapporti di amicizia all’interno della redazione. In particolar modo, il legale fa riferimento a Giuseppe Acconcia, giornalista del Manifesto le cui testate hanno aderito alla campagna di Amnesty International. “Giulio Regeni non era un collaboratore del Manifesto e io non lo conoscevo di persona. A qualsiasi iniziativa io prenda parte riferisco della repressione e delle violazioni dei diritti umani in Egitto. Ricevo quotidiane intimidazioni per non occuparmi del caso. Per me è un dovere ricercare la verità come ho sempre fatto in casi simili a partire dall’omicidio di Shaimaa el-Sabbagh”, questa la dichiarazione di Giuseppe Acconcia su questa vicenda.

La famiglia di Giulio Regeni, tramite i suoi legali, avendo appreso che Giuseppe Acconcia ha, anche recentemente, preso…

Pubblicato da Alessandra Ballerini su Venerdì 11 marzo 2016

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