“La mobilitazione” per la verità sul caso di Giulio Regeni “non deve smettere mai. Perché domani ce ne vendono un’altra di falsa pista”. Lo ha detto a chiara voce Alessandra Ballerini, legale della famiglia Regeni, in conferenza stampa al Senato con i genitori di Giulio, lo studente friulano di 28 anni ucciso al Cairo lo scorso gennaio. Il caso naviga ancora in acque oscure, visto il comportamento poco chiaro e poco collaborativo del governo egiziano, che da settimane nasconde agli inquirenti italiani indizi e fonti.
“È l’ennesimo depistaggio. Ad eccezione dei documenti d’identità, gli altri documenti fatti ritrovare non appartengono a Giulio. Abbiamo un dubbio solo sul portafogli. Stiamo nominando degli avvocati al Cairo e chiediamo la consegna degli stessi elementi. Vedremo chi verrà dall’Egitto il 5 aprile. Saranno investigatori che incontreranno i nostri vertici di polizia. Dovrebbero portare gli elementi ancora mancanti: tabulati, eventuali video, verbali. Manca tanto”, ha aggiunto l’avvocato.
“Abbiamo acquisito il referto dell’autopsia del Cairo ma non sappiamo neanche come fosse vestito. Non sappiamo cosa porteranno e quale sarà il loro atteggiamento, non ci aspettiamo l’ultima parola per il 5 aprile. Per questo chiediamo che l’attenzione resti altissima. Che la mobilitazione del Paese non smetta mai, altrimenti domani ci venderanno un’altra verità. Di certo Giulio non era una spia: lo dice il conto correnre bancario, Giulio indossava i vestiti del padre per risparmiare”. Il legale ha detto che la famiglia ha anche pensato di diffondere le foto dell’autopsia di Giulio per fugare ogni dubbio sulle torture subite. Foto che, non è escluso, la famiglia possa decidere comunque di divulgare in futuro qualora dall’Egitto non arrivino risposte concrete. “Per chi le ha viste quelle immagini sono una spinta ulteriore a trovare la verità. Pensavamo di dare ai media quell’immagine, per contrapporla a quell’immagine oltraggiosa, grottesca e ignobile del vassoio d’argento con le cose di Giulio, ma le parole della mamma di Giulio sono più forti”.
Il legale della famiglia Regeni ha poi chiarito che “sono stati sviscerati anche i conti correnti di Giulio. Non erano conti da spia. Giulio per sobrietà usava i vestiti del padre. E poi abbiamo letto le sue chat, anche quelle con gli amici, e nulla può indurre anche solo il sospetto” che lavorasse per i servizi. Il presidente della commissione diritti umani Luigi Manconi ha aggiunto: “Sul conto Giulio aveva 850 euro. E nessun prelievo successivo al 15 gennaio”.
Alessandra Ballerini ha continuato: “È una verità in ogni caso scomoda. Sono riusciti a far sparire un italiano e a farlo ritrovare in quelle condizioni, in un luogo tra l’altro molto controllato. Qualunque sia la verità è molto scomoda per quel regime”.
“Non sappiamo neanche come era vestito quando hanno ritrovato il corpo” ha spiegato l’avvocato Ballerini chiedendosi se “si inventeranno qualcosa prima dell’incontro, che già doveva esserci stato ed è slittato proprio per il depistaggio”. Il legale ha poi chiesto che l’attenzione sul caso resti massima. “La marcia indietro del governo egiziano c’è stata anche grazie alla grande mobilitazione del paese e questa mobilitazione non deve finire”.
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