Davanti a me un giovane di colore. Mano nella mano, un bambino piccolissimo, meno di due anni. La giornata di lavoro è finita, il ragazzo di colore torna a casa, ma ci prova a vendermi uno dei suoi braccialetti. Un euro in più, sempre meglio. Ho due euro, eccoli. Il ragazzo mi ringrazia e mi porge un piccolo amuleto, un piccolo grappolo di finti coralli, di plastica.
“Da dove vieni?”. “Senegal”. “E lui?”, gli dico, indicando il piccolino. “È Muhammad, mio figlio”. Ed io: “Come se si chiamasse Salvatore…”. “Sì, è vero…”, risponde il ragazzo. “E Muhammad ha fratelli, sorelle?”. “Un fratellino appena nato. Per questo stasera lui è con me. È stato con me tutto il giorno perché la madre è andata in ospedale per portare il piccolo dal pediatra, per fare un controllo… Non poteva restare solo a casa, ed è stato in giro con me…”. “Ciao, Muhammad!”. E il papà al piccolo: “Batti cinque col signore!”. E Muhammad, sorridendo, offre la sua manina alla mia, per un “cinque” che mi regala brividi. E vanno verso casa, sorridenti, con Muhammad che si gira ancora a salutarmi.
Buona fortuna piccolo Muhammad, e fai migliore questo nostro Paese.