Cinque funzionari e dipendenti del centro oli di Viggiano (Potenza) dell’Eni – dove viene trattato il petrolio estratto in Val d’Agri – sono stati posti agli arresti domiciliari dai Carabinieri per la tutela dell’ambiente. L’accusa è quella di essere responsabili di “attività organizzate per il traffico e lo smaltimento illecito di rifiuti”.
I Carabinieri hanno eseguito anche un’ordinanza di divieto di dimora nei confronti di un dirigente della Regione Basilicata. I provvedimenti cautelari – emessi dal gip del Tribunale di Potenza nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia – sono stati eseguiti nelle province di Potenza, Roma, Chieti, Genova, Grosseto e Caltanissetta. Alle ore 12, alla Procura della Repubblica di Potenza, saranno illustrati ai giornalisti alcuni aspetti dell’inchiesta.
Nel centro oli di Viggiano, inoltre, sono stati eseguiti due decreti di sequestro dai Carabinieri, con possibili conseguenze sulla produzione di petrolio in Val d’Agri, dove si trovano giacimenti di idrocarburi di interesse nazionale. Eni ha spiegato che i legali del gruppo stanno analizzando la situazione.
M5s, il business delle fonti fossili è sempre più sporco. “Gli arresti” di oggi “fanno emergere come il business delle fonti fossili sia sempre piu’ sporco, non solo ambientalmente ma anche sul piano della legalita’”. Lo dichiarano i parlamentari M5S delle Commissioni Ambiente di Camera e Senato. “L’inchiesta – proseguono – coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia che ha portato ad arresti nelle province di Potenza, Roma, Chieti, Genova, Grosseto e Caltanissetta ci ricorda ogni giorno di piu’ l’importanza di coniugare ambiente,legalita’,democrazia iniziando dalla battaglia per il “Si'” al referendum del prossimo 17 aprile. Non c’e’ rispetto dell’ambiente e della legalita’ senza l’esercizio della democrazia”.