Impianto Eni sequestrato: cassa integrazione per 430 addetti
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Impianto Eni sequestrato: cassa integrazione per 430 addetti

I sindacati temono per il futuro dell'indotto a Viggiano: si tratta di 3000 addetti. Dallo scandaolo sono derivate le dimissioni dell'ex ministro Guidi

Impianto Eni sequestrato: cassa integrazione per 430 addetti
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19 Aprile 2016 - 19.06


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Torna sotto i riflettori la vicenda dell’impianto Eni di Viggiano (Potenza) sequestrato perché alcuni dirigenti avevano messo in piedi “attività organizzate per il traffico e lo smaltimento illecito di rifiuti”. Da questo scandalo sono anche derivate le dimissioni dell’ex ministro Guidi. Adesso l’Eni ha annunciato ai sindacati l’avvio delle procedure per collocare in cassa integrazione ordinaria i 430 addetti al centro oli.

Il gip ha sequestrato due vasche nel centro oli di Viggiano e un pozzo di reiniezione a Montemurro (Potenza). Dal 31 marzo è bloccata una produzione giornaliera di 75 mila barili di petrolio.

La compagnia ha incontrato oggi Cgil, Cisl, Uil, Filtcem, Femca e Uiltec. Le organizzazioni lucane dei lavoratori parlano di “segnali negativi anche da alcune aziende dell’indotto”, dove i lavoratori interessati sono “oltre tremila”. I segretari regionali della Basilicata di Cgil, Cisl e Uil – Angelo Summa, Nino Falotico e Carmine Vaccaro – hanno espresso “forte preoccupazione” e hanno auspicato “lo sblocco in tempi brevi degli impianti, a prescindere dal ricorso in Cassazione presentato dall’Eni”.

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