Mentre in Italia il caso Cucchi viene accostato per la prima volta alla tortura subita da Gulio Regeni, ci sono svolte proprio sul dossier dello studente universitario scomparso a gennaio scorso e ritrovato massacrato alle porte del Cairo, e ancora senza un colpevole.
I professori di Cambridge. Fallita la missione dei pm italiani in Inghilterra che non avevano trovato collaborazione alla ricerca della verità da parte dei professori che seguivano e insegnavano a Giulio Regeni, arriva la reazione delle famiglia. “Dispiacere e delusione per il rifiuto opposto dai professori di Cambridge” di rispondere alla domande inviate dalla Procura italiana, con richiesta di rogatoria internazionale, nell’inchiesta relativa all’uccisione, in Egitto, di Giulio. “Alla comunità universitaria di Cambridge – dicono i Regeni – avevamo affidato con fiducia e sacrificio nostro figlio Giulio e da questa comunità accademica ci aspettavamo la massima e concreta solidarietà e dunque la totale collaborazione nelle ricerca della verità circa le circostanze del suo sequestro e della sua atroce uccisione avvenuta al Cairo mentre svolgeva attività di ricerca per l’università”.
L’appello. Paola e Claudio Regeni rinnovano quindi il loro appello “affinché tutti, senza omertà di sorta, s’impegnino sinceramente e fattivamente per fare emergere la verità sul barbaro omicidio di Giulio e collaborino a tal fine con la procura di Roma nella quale ripongono la massima fiducia”. “Chi crede nel rigore della ricerca, nel dovere della solidarietà, nella tutela dei diritti umani – concludono – non può sottrarsi al dovere morale e civile di contribuire alle indagini”.
Dal Cairo arrivano i dati sul cellulare. Dopo mesi di bugie, di false piste, e di messe in scena finalmente L’egitto sembra voler collaborare. Una parziale sintesi dell’elaborazione dei telefoni cellulari agganciati ad alcune celle del Cairo è stata consegnata nei giorni scorsi dalla procura generale della capitale egiziana alla procura di Roma nel quadro degli accertamenti sulla morte di Giulio Regeni.
Alla documentazione, che fa riferimento al 25 gennaio scorso, giorno della sparizione del ricercatore universitario friuliano, sono allegati alcuni tabulati telefonici. Il tutto è ora al vaglio del pm Sergio Colaiocco e dei funzionari e ufficiali di Sco e Ros.
La consegna della documentazione rientra nell’ambito della più stretta ed efficace collaborazione instaurata da piazzale Clodio con la procura generale del Cairo che, specie nelle ultime settimane, si è tradotta in uno scambio reciproco di informazioni.
Questo scambio di documenti e informazioni rientra nel rapporto di collaborazione avviato dalle autorita’ giudiziarie dei due Paesi.
I dubbi degli inquirenti sulla ricostruzione fornita nell’incontro. Emergerebbero delle incongruenze tra la ricostruzione delle circostanze che hanno portato al ritrovamento di Giulio Regeni, così come descritte dalla polizia egiziana, e gli elementi recentemente trasmessi dalla Procura Generale del Cairo agli uomini del Ros e dello Sco, in un incontro tenutosi nella capitale egiziana nei giorni 8 e 9 del mese di maggio scorso. Stando a quanto si apprende, gli investigatori italiani hanno depositato a piazzale Clodio una informativa, comprendente la traduzione degli atti ricevuti dagli egiziani, in cui esprimono dubbi sul ritrovamento del passaporto del giovane ricercatore friulano, rinvenuto nelle mani dei parenti di un gruppo di criminali, uccisi in un conflitto a fuoco, che erano stati indicati dagli africani come soggetti coinvolti nel rapimento di Regeni. Dubbi, quelli sollevati dagli investigatori, che saranno presto comunicato dal Procuratore Giuseppe Pignatone e dal sostituto Sergio Colaiocco alla procura generale del Cairo. La collaborazione tra le due procure, infatti, non si è mai interrotta e prosegue con sempre maggiore costanza con reciproco scambio di informazioni. Intanto, dall’Egitto, tra gli atti trasmessi, sono arrivati alcuni parziali dati sul traffico delle celle telefoniche richiesti da Piazzale Clodio.
Il ministero Esteri del Cairo, situazione di relativa calma con l’italia. Il portavoce del ministero degli Esteri egiziano, Ahmed Abu Zeid, ha detto oggi durante una conferenza stampa che vi sarebbe “una relativa calma” nei rapporti con l’Italia in merito al caso di Giulio Regeni. “Vi e’ al momento una sensazione di relativa calma grazie alla crescita del coordinamento con l’Italia e alla consegna di nuove informazioni in merito agli investigatori italiani”, ha dichiarato Abu Zeid ai giornalisti, precisando che a suo dire l’insediamento del nuovo ambasciatore italiano, Giampaolo Cantini, “avverra’ presto”. Non e’ la prima volta che esponenti egiziani cercano di minimizzare la vicenda, nonostante Roma abbia richiamato l’ambasciatore al Cairo uscente, Maurizio Massari, per la scarsa collaborazione tra i team investigativi. Il nuovo rappresentante diplomatico italiano, peraltro, non potra’ insediarsi al Cairo finche’ non lo decidera’ la Farnesina.
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