Rientra la protesta dei migranti: chiedono dignità e sicurezza
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Rientra la protesta dei migranti: chiedono dignità e sicurezza

Chiedono anche il rientro della salma di Sekine Traore nel suo paese d’origine.

Protesta dei migranti a Rosarno
Protesta dei migranti a Rosarno
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9 Giugno 2016 - 19.33


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E’ rientrata la protesta che fin dal primo mattino di oggi ha animato la tendopoli e le vie di San Ferdinando, la cittadina del reggino, dove vivono centinaia di lavoratori stagionali per la maggior parte di origine africana. Gli immigrati già da ieri avevano manifestato la loro rabbia e amarezza per la morte di Sekine Traore, ferito da un carabiniere che cercava di sedare una lite tra lo stesso Traore e altri immigrati della tendopoli. Il giovane, ferito mortalmente dal militare, aveva 27 anni ed era originario del Mali. Per lui, i suoi compagni dell’accampamento hanno chiesto il rientro della salma nel suo paese d’origine. Inoltre gli immigrati hanno reclamato più sicurezza e condizioni di vita più dignitose, visto che nell’accampamento non c’è acqua, né fognatura, né corrente elettrica. Richieste che una delegazione di lavoratori ha avanzato quest’oggi al vicequestore vicario di Reggio Calabria, Roberto Pellicone, ed al dirigente della Digos, Cosimo Candita, nel corso di un incontro al municipio di San Ferdinando. Ai rappresentanti delle istituzioni, gli immigrati hanno ribadito: “Noi vogliamo lavorare, non vogliamo la guerra. Non accettiamo la morte di Sekine, sono stati in sette a intervenire su di lui. Potevano fermarlo diversamente invece di sparargli e ucciderlo”. 

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Questo il grido di dolore che da ieri, da quando è arrivata la notizia della morte del maliano, si leva dalla tendopoli. Per i compagni di Traore “c’è stato un eccesso di legittima difesa da parte del carabiniere che ha sparato”. Secondo loro la vittima aveva in mano un coltellino tale da non provocare danni particolari. I funzionari della questura di Reggio Calabria hanno sottolineato il ruolo delle forze dell’ordine, “che non sono nemiche dei lavoratori extracomunitari ma si pongono anzi a loro difesa. Prova ne è l’azione portata avanti contro il caporalato e il lavoro nero nella zona della Piana di Gioia Tauro, dimostrata dall’esito di diverse operazioni di polizia”.

Intanto per questo pomeriggio, il prefetto di Reggio Calabria Claudio Sammartino ha convocato una seconda riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica alla quale sono stati invitati a partecipare il governatore della Calabria, il sindaco di Rosarno eletto domenica scorsa ed il commissario del Comune di San Ferdinando, ente commissariato dall’ottobre del 2014. Intanto la Caritas di Oppido-Palmi e i tanti volontari delle associazioni impegnate sul territorio, continuano a sostenere moralmente e materialmente le centinaia di persone (circa 400) che vivono nella tendopoli; tante nazionalità diverse che sono riuscite a convivere insieme anche grazie all’opera di mediazione di religiosi e operatori sociali che svolgono il loro servizio quotidianamente tra le tende. Intanto si profila anche l’ipotesi della costruzione di una nuova tendopoli, attrezzata e con tutti i servizi che attualmente mancano nell’insediamento di San Ferdinando, in quella che era l’area industriale della piana di Gioia Tauro e che ora è una delle tante vergogne non solo della Calabria. (msc)

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