I genitori di Regeni: l'Italia faccia pressioni sull'Egitto
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I genitori di Regeni: l'Italia faccia pressioni sull'Egitto

La mamma di Giulio a Bruxelles: l'Italia è ancora amica del Cairo, non si uccidono i figli degli amici.

Paola Regeni, la mamma di Giulio
Paola Regeni, la mamma di Giulio
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15 Giugno 2016 - 18.47


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Dopo la delusione sul silenzio dei professori di Cambrige, i Regeni tornano all’accatto per la verità: “L’Italia e l’Europa devono aumentare la pressione sull’Egitto per avere un’indagine trasparente sulla morte di Giulio Regeni. E per farlo gli stati membri devono richiamare gli ambasciatori e dichiarare l’Egitto paese non sicuro”. QUeste sono le richiesta dei genitori di Giulio, Paola e Claudio Regeni. Parlando alla commissione dei Diritti Umani del parlamento di Bruxelles: “Non ho capito – ha detto Paola – se l’Italia è ancora amica o no dell’Egitto: non si uccidono i figli degli amici”. 

Le richieste. Paola e Claudio Regeni, genitori di Giulio, lo studente ucciso in Egitto a febbraio in circostanze ancora da chiarire vogliono fare luce sulla vicenda.  

I genitori sono giunti in Parlamento europeo per chiedere azioni contro il governo di Il Cairo, che “non collabora”, come denuncirato da Paola Regeni nel corso dell’audizione in sottocommissione Diritti umani. “Giulio è morto, ucciso e torturato, con quasi tutti i mezzi di tortura che si possono subire in Egitto”, ha denunciato Paola Regeni. “Non è facile come mamma essere qui. Ormai siamo genitori erranti nelle istituzioni, per chiedere verita’ e giustizia per Giulio”, perché ancora non è chiaro cosa sia successo e “non c’è collaborazione dell’Egitto”.
Due i punti. I coniugi Regeni hanno portato le richieste che, a loro giudizio, permetterebbero di mettere sotto pressione le autorità egiziane. Le ha elencate Claudio Regeni, il padre di Giulio. Richiamare gli ambasciatori degli Stati membri, dichiarare l’Egitto Paese “non sicuro”, sospendere accordi di riammissione, sospendere accordi di interforze, sospendere accordi di invio armi o apparecchiature reppressioni e spionaggio, sospendere accordi economici e non attivarne di nuovi, offrire protezione e magari anche visti in regime agevolato a chiunque puo’ dare informazioni alla nostra procura.
“Queste sono secondo noi le misure che possono servire” a mettere pressione e fare chiarezza, ha detto Cladio Regeni.

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Il governo italiano sia chiaro. “Chiediamo al nostro governo di essere più esplicito: sappiamo che c’è un nuovo ambasciatore, non si capisce quando andrà. Tutti mi chiedono cosa fa il governo, cosa fa l’Unione europea io dico: basta commemorazioni, ora azioni”. 

L’enciclopedia delle torture. “Abbiamo una documentazione di 266 foto di cosa è successo a Giulio: una vera enciclopedia delle torture in Egitto. Abbiamo anche 225 pagine di relazione sull’autopsia. Non vorremmo mai arrivare a mostrare quelle foto, vorrebbe dire che avremmo toccato il fondo. Tutti mi dicono – prosegue la signora Paola – ‘dove erano i governi?’ Io penso che i governi sapevano e dovevano avvisare la gente, gli studenti che ancora vanno in Egitto, un paese considerato ancora sicuro per il turismo”.
Sentiamo il vuoto. Paola Regeni sottolinea i depistaggi emersi nelle ore successive alla tragedia e osserva di non essere “soddisfatta della situazione attuale. “Sentiamo un vuoto e chiediamo di fare pressioni sull’Egitto. L’Italia e l’Europa devono fare delle scelte perché quello che è successo a Giulio può accadere a chiunque”. PaolaRegeni ribadisce che dall’Egitto non sta venendo alcuna collaborazione. “Finora abbiamo solo carta straccia, false testimonianze. Ora chiediamo una forte pressione dell’Europa nei confronti de Il Cairo. Non ho ancora capito se l’Italia è amica o no dell’Egitto ma so che gli amici non uccidono i figli degli amici”.

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