Cose del secolo scorso, ma che di questi tempi tornano più forti che mai. La figura del Duce intagliato nel castagno, lungo una strada di montagna nelle Prealpi lombarde. L’Anpi di Sondrio insorge contro un busto in legno col faccione di Mussolini, posizionato ai margini di un bosco sulle alpi Orobie, vicino a una strada di Teglio, la patria dei pizzoccheri in Valtellina.
Per i partigiani “è un incitamento al fascismo che molti danni e morti ha provocato all’Italia”. Scrive, il presidente Nella Credaro, al sindaco Elio Moretti, al questore e al prefetto di Sondrio sollecitando “l’immediata rimozione” della scultura dello scandalo.
Il busto. Ma il pensionato che l’ha realizzata, Mario Cavazzi, 70 anni, una vita da minatore in Svizzera e anni di lavoro in Siria e Turchia (“Qui potevi entrare solo se avevi i documenti in regola, dopo vaccinazioni preventive e dimostrazione che avevi un’occupazione: le invasioni barbariche dei migranti dell’Italia di oggi non erano permesse”) per costruire dighe e porti, difende a spada tratta la sua opera.
La battaglia. A colpi di carte bollate non accetta di rimuoverla e, nel braccio di ferro, chiede aiuto al suo avvocato, Giuseppe Romualdi del Foro di Sondrio. Finchè ora, dopo un accurato sopralluogo sul posto di Polstrada e Digos, il vice prefetto di Sondrio, Salvatore Angieri, ha sentenziato che il busto incriminato anche di creare pericoli alla viabilità per gli automobilisti che si sarebbero distratti per osservarlo mentre sono al volante, può restare al suo posto perchè “non sono state rilevate violazioni”. “È giusto così – esulta Cavazzi, vincitore nella battaglia -. Non c’è alcun pericolo. Chi desidera fotografare il busto in legno del Duce accosta con l’auto su una piazzola di mia proprietà, in sicurezza, e fa gli scatti che vuole”.