La video inchiesta di Antonino Maggiore (Libera Espressione) sulla strage del 3 ottobre 2013, quando a mezzo miglio dalle coste di Lampedusa vicinissimo al porto, una barca naufragava con a bordo 540 persone circa, la maggior parte di nazionalità eritrea, provocando 366 morti accertati e circa 20 dispersi presunti. Il documentario è nato nei giorni successivi alla tragedia: interviste a caldo e prive di influenza su uno dei più drammatici naufragi nel Mediterraneo. Racconti fatti dai sopravvissuti e dai soccorritori che parlano di due imbarcazioni che si sono avvicinate e se ne sono andate senza prestare soccorso e di orari discordanti con quelli ufficiali per quanto concerne la richiesta d’aiuto fatta dall’imbarcazione Gamar.
In questi anni è nato anche un lavoro di e approfondimento al video, che è scaricabile in versione pdf da questo link: “Lampedusa 3 ottobre 2013, il naufragio della verità”.
Scrive nella presentazione del lavoro il Collettivo Askavusa:
“A 3 anni dall’accaduto pensiamo sia giusto mantenere viva l’attenzione su alcuni punti quali il mancato soccorso e gli interessi economico-politici che stanno alla base di questo e di altri naufragi.
Riteniamo che il problema delle migrazioni contemporanee nell’area del Mediterraneo si debba far derivare dalle leggi che l’UE ha imposto agli stati membri per aderire al Mercato Interno Europeo e a Schengen.
Si possono pagare fino a dieci mila euro e impiegare anche molti anni prima di arrivare in Europa. Spesso si scappa da una guerra, altre volte dallo sfruttamento del proprio territorio, altre volte si è semplicemente alla ricerca di un lavoro.
Se i soldi spesi nella militarizzazione delle frontiere (Sicurezza) e nei centri di detenzione per migranti (Accoglienza) fossero stati impiegati nella regolarizzazione dei viaggi e nelle politiche sul lavoro, sicuramente non avremmo visto morire migliaia di persone con queste modalità.
Dal nostro punto di vista il problema rimane il sistema economico attuale che ha fatto del profitto il fine ultimo di ogni azione. Il capitalismo neoliberista di cui l’UE è una delle espressioni politiche fa ogni giorno migliaia di vittime che non hanno spazio nei TG e nelle rappresentazioni di Stato, non servendo a giustificare alcun tipo di politica: ne sono semplicemente le vittime. Nessuno parlerà di loro, nessuno nominerà i loro nomi.
Una delle cose più aberranti della strage del 3 ottobre è proprio questa: le vittime vengono continuamente evocate divenendo uno strumento per giustificare le politiche di quei soggetti responsabili delle loro morti”.