Migranti: una giornata per la memoria in un mare di ipocrisia
Top

Migranti: una giornata per la memoria in un mare di ipocrisia

Tanta ipocrisia in questa Europa. Una giornata per la memoria di chi muore, tutto il resto dell'anno indifferenza, sgomberi e manganellate.

Mediterraneo, mare di morte
Mediterraneo, mare di morte
Preroll

Antonio Cipriani Modifica articolo

3 Ottobre 2016 - 16.50


ATF

La giornata dedicata alla memoria dei migranti morti in mare è difficile da non commentare. Autorità e fiori per i morti della vergogna, abbandonati dall’Unione europea comico Nobel per la pace. In un’Europa unita segmentata da recinti e muri contro i poveri in genere, contro chi fugge dalle guerre e dalla povertà. Una giornata dedicata all’ipocrisia. Ricorda Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa, che il presidente della Commissione Ue Juncker si presentò a dire, dopo quei morti, tanti, tantissimi, 400, forse 500: “Mai più morti nel Mediterraneo”. Da allora, dice la sindaca: “Sono morte altre 11mila persone, 3.500 solo nel 2016”.
Un pizzico di vergogna, xenofobi di tutto il continente. Per l’accoglienza negata, per le persone lasciate morire alle porte della nostra cosiddetta civiltà. Mi viene in mente che mentre Angelino Alfano manda i suoi comunicatini ufficiali su questa giornata, la polizia sgombera e manganella. Una giornata indecente, pensando a Ventimiglia, alla giungla di Calais e Dunkerque, pensando a Roma, alla capitale di questo paese senza dignità, in cui le istituzioni militarizzate sgomberano poveri cristi che dormivano nelle tende, accolti da associazioni di volontari, vestiti e sfamati da privati. Di fronte alla vergogna di via Cupa, del Baobab, che vogliamo fare? Che vogliamo dire?
Una vicenda talmente brutta che si prova un pizzico di vergogna umana nello scrivere. Decoro e legalità da sole rappresentano un mix letale in mancanza di un contrappeso forte rappresentato dalla politica, dall’etica, dal buon senso. E siccome a Roma la politica non esiste più, ma soltanto un insieme di rabbia, risentimento, protesta senza finalità e gestione di risorse pubbliche a favore di interessi privati, il contrappeso è sparito. E si vede.
La risposta nella mano dura della polizia, nel manganello e nello sgombero, nel pensare che la risposta al problema umanitario dei migranti e dei rifugiati si nasconda nelle pieghe di una burocrazia ottusa e un po’ fascista. Nella mano dura contro i poveracci di ogni latitudine, siano i migranti che i senza casa o i disoccupati.  Così abbiamo assistito all’ennesimo sgombero, con risultati ridicoli. Dove devono andare questi poveri cristi? Che risultato si può ottenere con un’assenza istituzionale di questo livello, con la mediocrità di chi pensa che la brutalità sia una cura e che l’ignoranza sia un valore?
Basta ricordare chi è morto in condizioni ancora da accertare e dimenticare chi è sopravvissuto e cerca una vita?
Mentre le istituzioni ricordano le vittime, cerchino di tenere a mente anche che Roma è l’unica metropoli incapace di gestire i problemi reali di tutti. L’unica metropoli in cui il dibattito si ferma agli interessi della Casta. Penso solo all’inchiostro speso sulle Olimpiadi o sulla formazione di una cavolo di giunta a fronte del mutismo di fronte allo scandalo dell’accoglienza mancata.
Leggo sul sito di Baobab una considerazione di Elisa Memeo, donatrice e sostenitrice da circa 17 mesi:

Leggi anche:  Rilanciare la cooperazione internazionale si deve, si può

“Bravi
avete sgomberato il Baobab Experience
vi siete portati via i migranti, i minori, le tende, le scorte alimentari, i vestiti… tutto
vi siete portati via tutto senza offrire nulla in cambio
siete entrati senza bussare e avete preso, con la forza e da padroni.
vi siete presi anche la speranza di tante persone
vi siete presi i sogni ed il loro sorriso nonostante tutto
avete sgomberato un esempio
avete sgomberato la solidarietà di una Roma bellissima che accoglie
la resistenza e la volontà ferma di tanti
avete sgomberato via Cupa, un pezzo di cuore
avete sgomberato un capitolo di storia, ma voi vi siete messi dalla parte sbagliata
non credo che siate i vincitori”

Che cosa aggiungere? Che questo è il frutto della profonda ignoranza che ormai sta calando sugli occhi di tutti, dovuta a un sistema mediatico che ignora, e come declinazione ovvia, dovuta al fatto che chi ignora non può cogliere il senso di quello che accade. Giudica e strepita senza sapere niente. Eppure sarebbe bastato vedere “Io sto con la sposa”, un film-documentario magnifico che racconta le storie di uomini e donne in fuga verso la Svezia, contro ogni legge che impedisce ad alcuni uomini del mondo di viaggiare. Ecco, voi che vi commuovete di fronte a una foto terribile di un bimbo siriano, o che linkate e mettete un bel like sulla giornata della memoria, provate a pensare che le persone sono fatte di carne, ossa e sogni, e che hanno gli stessi diritti che abbiamo noi. Diritto alla vita, innanzitutto. Non un giorno all’anno, sempre.  a.c.

Native

Articoli correlati