“La nuova sfida è creare centri antiviolenza 2.0”. Valerio Pedroni è il coordinatore delle iniziative a favore delle donne maltrattate del Cnca Lombardia, il coordinamento delle comunità d’accoglienza. Sono sei gli enti che fanno parte del Cnca e che offrono servizi alle donne vittime di violenza. Gestiscono circa 40 tra case rifugio e servizi. Nel 2015 hanno accolto e aiutato 200 tra donne e bambini. “Il numero verde come gli sportelli delle nostre associazioni sono importanti – aggiunge Pedroni -, ma non bastano più”. Il 26 novembre è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. L’occasione per fare un bilancio sulle attività svolte, ma anche per provare a immaginare nuove strade. “Dobbiamo utilizzare le nuove tecnologie e sfruttare le opportunità dei social network per far emergere le situazioni di violenza. Ci sono tante donne segregate dal loro compagno o dai loro familiari, che però sono connesse. A loro, attraverso la rete, dovremmo dare la possibilità di confidarsi e denunciare”.
“Bisogna poi fare pressione sulle istituzioni perché potenzino la polizia postale – aggiunge Pedroni -. C’è tutto il mondo dei siti di annunci, delle webcam girls. Anche lì si annidano situazioni di violenza sulle donne”. Per queste ragioni il Cnca Lombardia chiede aiuto ai gestori dei social network: “Esistono gli algoritmi per intercettare le conversazioni su specifici temi, grazie ai quali vengono gestite le inserzioni pubblicitarie -sottolinea Pedroni-. Si potrebbero utilizzare questi algoritmi anche per far arrivare alle vittime messaggi sui servizi e le associazioni che si occupano di queste problematiche”.
Le realtà del Cnca Lombardia che si occupano di assistere le vittime di violenza sono: a Milano la Fondazione Somaschi, le cooperativa Grande Casa (con una sede anche a Lecco), Tutti Insieme, la Cordata e il Centro ambrosiano solidarietà, mentre a Bergamo il Consorzio Fa (Famiglie e accoglienza).
Argomenti: femminicidio