Bruciate e aggredite con l'acido: la violenza sulle donne sta diventando emergenza sociale
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Bruciate e aggredite con l'acido: la violenza sulle donne sta diventando emergenza sociale

Una 28enne è stata ricoverata in gravissime condizioni dopo essere stata sfregiata con l'acido dal suo ex compagno.

Donna aggredita- immagine di repertorio
Donna aggredita- immagine di repertorio
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Claudia Sarritzu Modifica articolo

11 Gennaio 2017 - 11.27


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Questa volta siamo nel riminese e anche questa volta a spezzarsi è la vita di una giovane donna di 28 anni. E’ stata ricoverata in gravissime condizioni dopo essere stata sfregiata con l’acido dal suo ex compagno. La ragazza rischia di restare cieca. E’ stata aggredita ieri sera e la polizia l’ha rintracciato questa mattina.

Anche questa volta l’aggressione poteva essere evitata, già in agosto infatti il suo ex era stato denunciato dalla donna ed era stato aperto un fascicolo sfociato in un provvedimento di ammonimento. “Ammonimento”? Davvero le autorità credono che la violenza sulle donne si possa risolvere con questi strumenti. Realmente si crede che anche solo pene più severe possano scoraggiare un uomo violento dall’aggredire, violentare o uccidere una donna?  Spesso una compagna o una ex compagna, una madre, una figlia, una sorella?

Insisto -e un intero movimento femminista fa lo stesso- sul ribadire che questa violenza non è un raptus , non si tratta di gesti isolati compiuti da delinquenti. La maggior parte degli uomini violenti ha la fedina penale pulita, è un padre amorevole, un marito presente, un genero affidabile, proviene da famiglie istruite e benestanti.  L’uomo che ci uccide o ci rovina la vita è “normale”, non è un corpo estraneo alla società ma è parte della società. La cultura patriarcale non si annida solo nei quartieri poveri, in classi disagiate.  L’abuso di potere che sfocia nel decidere sulla vita e la morte di una donna considerata una proprietà, è esteso in tutto il Paese, i dati dicono che al nord la violenza è più diffusa che al sud.  

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Innumerevoli interviste e sondaggi nelle scuole continuano a documentare una concezione di amore e rapporto di coppia assolutamente sbilanciato e malato. I ragazzi di oggi nati nel nuovo millennio continuano a credere convintamente che una donna che tradisce va uccisa. Non sono fondamentalisti religiosi, ma “modernissimi” giovani che considerano il loro “onore” più importante della vita umana. Che non sanno gestire l’emancipazione femminile come qualcosa di naturale e buono per la società. Vivono in case dove la madre che lavora fuori casa è costretta dalla “consuetudine” a fare anche la casalinga, mentre il padre a fine giornata torna a casa per riposare. L’indipendenza economica delle loro mamme è stata percepita come un capriccio che va comunque scontato con un carico di lavoro maggiore dei loro padri. Quando gli stessi giovani hanno un problema nella pubertà ci sono pattuglie di analisti (uomini e donne) che affermano che la figura materna assente ha creato disagio nell’adolescente.

Una madre che non si può possedere ha creato in molti giovani un disagio perché l’intera società non ha perdonato a noi donne di emanciparci e di avere una vita aldilà della famiglia. Non sono le parole a educare ma l’esempio. 

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Non ammonimenti, ma più cultura dell’amore e della libertà. Le donne che oggi rischiano di essere sfregiate o ammazzate vanno protette seriamente, quelle di domani invece vanno liberate dal marchio di Eva che hanno ancora addosso.

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