Un allenatore si uccide in cella: era stato accusato di pedofilia
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Un allenatore si uccide in cella: era stato accusato di pedofilia

L'indagine che aveva portato all'arresto era partita dalla testimonianza di una vittima che aveva riconosciuto l'uomo in un bar, per caso, a 29 anni di distanza dagli abusi.

Carcere-foto di repertorio
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14 Gennaio 2017 - 11.00


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“Avevo chiesto i domiciliari perché ritenevo il carcere non adeguato a tutelare la sua incolumità – ha riferito l’avvocato Massimo Taggiasco, che lo difendeva – mai però mi sarei aspettato una cosa del genere”.

Si è tolto la vita in carcere Antonio Marci, 63 anni, l’allenatore di squadre giovanili di calcio arrestato nei giorni scorsi ad Alessandria per pedo-pornografia e atti sessuali su minori. 
L’indagine che aveva portato all’arresto era partita dalla testimonianza di una vittima che aveva riconosciuto l’uomo in un bar, per caso, a 29 anni di distanza dagli abusi. I carabinieri lo avevano sorpreso nella sua abitazione, in compagnia di un giovane. Nell’appartamento avevano sequestrato centinaia di videocassette con i filmati dei suoi incontri con i baby calciatori. “L’altro giorno, al termine dell’interrogatorio di garanzia, mi aveva promesso che quando ci saremmo rivisti mi avrebbe spiegato”, aggiunge l’avvocato Taggiasco, riferendo di un passato problematico, nel quale l’uomo sarebbe stato a sua volta vittima di violenza. “Un episodio che evidentemente gli ha segnato la vita – sottolinea il legale -, che non giustifica quello che ha fatto ma lo spiega”. E’ stato il legale ad informare questa mattina i famigliari, in arrivo dalla Sardegna, regione originaria dell’uomo.

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