Giornata memoria, "no all'indifferenza verso i nuovi atti di razzismo"
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Giornata memoria, "no all'indifferenza verso i nuovi atti di razzismo"

La Comunità di sant'Egidio in occasione della ricorrenza sottolinea l'importanza di ricordare "l’orrore e l’abisso causati dall’antisemitismo

Giornata della memoria
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26 Gennaio 2017 - 16.39


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“A 72 anni dalla liberazione del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, il ricordo dell’orrore e dell’abisso causato dall’antisemitismo e dalla predicazione dell’odio razziale è particolarmente importante in questo passaggio storico per l’Europa e il mondo intero. La Giornata della Memoria – che si celebrerà domani – è un evento ancora più sentito proprio nel momento in cui va scomparendo la generazione dei sopravvissuti e dei testimoni della Shoah”. E’ quanto si legge in una nota della Comunità di Sant’Egidio. “Ma non può limitarsi ad un esercizio passivo – prosegue la nota – . Troppa indifferenza di fronte ai nuovi atti di intolleranza e di razzismo, che vediamo riprodursi anche nel continente che conobbe il sorgere del nazismo, rischia di creare una pericolosa complicità.

Si devono invece valorizzare gli atti di solidarietà, integrazione e inclusione sociale a favore dei più deboli e discriminati, che vedono protagonisti già tanti cittadini in Italia. Occorre moltiplicarli per creare una nuova cultura e trasmetterla alle giovani generazioni. E’ il modo migliore per celebrare la Giornata della Memoria e impegnarci per costruire una civiltà del convivere in cui ci sia spazio per tutti”.

Questa la riflessione di don Tarcisio Vieira, superiore generale dell’Opera don Orione: “La logica della violenza e della cultura dello scarto alla base dell’ideologia nazista, sono i mali che ancora oggi colpiscono tanti popoli e nazioni. Papa Francesco ci ha indicato la strada per sconfiggerli: credere e lavorare per la pace anche nel nostro quotidiano aprendoci al dialogo sincero tra i popoli e le religioni”.

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“La nostra Congregazione, – aggiunge don Vieira – durante la Seconda Guerra Mondiale, ha saputo scrivere una delle più belle pagine della sua storia grazie all’impegno di alcuni religiosi e religiose orionine come Don Piccinini, Don Cappelli, Don Pollarolo, Don Sciaccaluga, Suor Croce e Suor Bennata che nel silenzio riuscirono a mettere in salvo tante famiglie ebree sottraendole alla furia nazista a Roma, Genova, Milano e Torino. In particolare a Don Gaetano Piccinini nel 2011 è stata conferita dallo Stato Israeliano la medaglia alla memoria di “Giusto fra le Nazioni”. “Certamente influì la visione e la pratica della carità cristiana proposta da Don Orione che ripeteva ‘la carità di Gesù Cristo non serra porte; alla porta del Piccolo Cottolengo non si domanda a chi viene donde venga, se abbia una fede o se abbia un nome, ma solo se abbia un dolore! Siamo tutti figli di Dio, tutti fratelli’”.

“L’orrore, la disperazione, il ricordo e la memoria della Shoa devono aiutarci a respingere ogni tentativo di far riaffiorare e alimentare la paura dell’altro e del diverso. Il timore è che si possa ripercorrere con strumenti nuovi, ma pur sempre terribili, l’orrore di quegli anni. I muri e i recinti dei lager di allora – che chiusero in una morsa mortale milioni di Uomini – sembrano ora trasformarsi in altri muri, recinti, reticolati per respingere milioni di altri Uomini”.

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Gianmario Gazzi, presidente del Consiglio nazionale degli assistenti sociali osserva che “la Shoa ci insegna a guardare l’altro da noi senza paura e senza temere minacce che possano infrangere il nostro sogno di Europa: quel sogno che oltre settant’anni fa nasceva proprio da quell’incubo, spalancando cancelli e abbattendo reticolati ora lì, in luoghi sacri, a perenne testimonianza di una delle più grandi tragedie dell’umanità”. “La Shoah ci invita a guardare l’abisso in cui era precipitato l’uomo – prosegue – ma ci indica anche gli errori che oggi si stanno compiendo nel cuore di quella stessa Europa; essi rischiano di diventare nuovi orrori con tragedie umane, rinnegate, rimosse, dimenticate di cui dobbiamo sentirci almeno in parte responsabili se continueremo a guardare dall’altra parte”.
La storia non si riscrive – Arci

Sono tante le iniziative che l’Arci ha organizzato per celebrare il Giorno della Memoria. “La storia non si riscrive” è lo slogan scelto per quest’anno. Saranno 1300 i giovani fra i 16 e i 18 anni che parteciperanno a un percorso di educazione alla cittadinanza, che vede il suo momento più importante nel viaggio in treno che li porterà a Cracovia e agli ex lagher di Auschwitz e Birkenau. Quest’anno i treni saranno due per far fronte alle numerosissime richieste di parteciparvi. Partiranno entrambi dal Brennero, il primo il 2 e il secondo il 10 febbraio. In tutta Italia i circoli e i comitati organizzeranno, il 27 gennaio e nei giorni a ridosso, eventi per ricordare il dramma della Shoah. Usando i diversi linguaggi della cultura, nelle sue forme artistiche, espressive, musicali e cinematografiche. “Promuovendo iniziative specifiche rivolte ai giovani, perché se ricordare è un dovere di tutti, trasmettere la memoria a ragazze e ragazzi ha, se possibile, un valore ancora maggiore, indispensabile per formare alla cittadinanza attiva e consapevole”.

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