Montecitorio celebra Il Giorno del Ricordo delle Foibe e dell’Esodo Giuliano – Dalmata. E insieme a loro, i tanti componenti delle Associazioni degli Esuli.
La ricorrenza di quest’anno è segnata dalla coincidenza con il settatentesimo anniversario del Trattato di pace di Parigi, che sancì la fine del secondo conflitto mondiale e la sconfitta dell’Italia, entrata in guerra sotto il regime fascista. Il Trattato, poi ratificato dal Parlamento nel settembre 1947, segnò l’inizio dell’esodo degli italiani da quelle terre dove erano vissuti da generazioni, e che la sconfitta aveva fatto passare alla Jugoslavia. Una fuga contrassegnata anche dalle barbare esecuzioni titine nelle foibe, dove caddero connazionali etichettati come “fascisti” e che erano per la maggior parte gente comune.
Ieri la presidente Laura Boldrini ha chiesto un minuto di silenzio dell’Aula, alla Camera, perché il ricordo “contribuisca a rafforzare quei principi di democrazia, solidarietà e libertà che anche grazie agli esuli fu possibile affermare nel Paese”.
Le foibe sono profonde cavità naturali del terreno che si trovano sulle montagne del Carso, in Friuli. Furono il palcoscenico di un orrendo spettacolo che si svolse tra il 1943 ed il 1947: in quelle voragini a stapiombo furono gettati, vivi e morti, quasi diecimila italiani. La prima ondata di violenza esplode subito dopo la firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943: in Istria e in Dalmazia i partigiani slavi si vendicano contro i fascisti e gli italiani non comunisti. Torturano, massacrano, affamano e poi gettano nelle foibe circa un migliaio di persone. È una carneficina che testimonia l’odio politico-ideologico e la pulizia etnica voluta da Tito per eliminare dalla futura Jugoslavia i non comunisti. La persecuzione prosegue fino alla primavera del 1947, fino a quando, cioè, viene fissato il confine fra l’italia e la Jugoslavia. In questa mappa i principali non finisce.
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