Eutanasia, all'estero un diritto, in Italia un reato
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Eutanasia, all'estero un diritto, in Italia un reato

Mentre decine di paesi esteri hanno già la loro legge, il Parlamento italiano è ancora fermo. Ecco la situazione.

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27 Febbraio 2017 - 12.46


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Il calvario e poi la morte di Dj Fabo, avvenuta questa mattina alle 11.40 ha fatto tornare alla ribalta, a 10 anni dal caso Welby, il dibattito su una legge che l’Italia non vuole emanare. Quello sull’Eutanasia legale.

Il parlamento procede a rilento, con un dibattito sulle “Norme in materia di eutanasia”  avviato, per la prima volta nella storia del Parlamento italiano, il 3 marzo 2016. Incardinato nelle commissioni congiunte Giustizia e Affari sociali della Camera, è rimasto fermo lì da allora.

Mentre sta procedendo in modo più spedito l’approvazione del ddl sulle “Disposizioni anticipate di trattamento“, o biotestamento, che ha avuto il primo via libera dalla commissione Affari Sociali della Camera il 17 febbraio, pur con forti polemiche da parte dei fronte trasversale dei deputati di fede cattolica

Sull’eutanasia ormai sono state presentate sei diverse proposte di legge:  Cinque di queste proposte sono d’iniziativa parlamentare, a prima firma Bechis (Misto – Alternativa libera), Di Salvo (Pd), Marzano (Misto), Mucci (Misto) e Nicchi (SI-SEL). A queste si aggiunge la proposta di legge di iniziativa popolare depositata da oltre 67mila cittadini attraverso l’Associazione Luca Coscioni il 13 settembre 2013.

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È soprattutto l’ultima proposta, quella di iniziativa popolare, chiesta dagli italiani, a far discutere. Prevede che per avere diritto all’eutanasia la richiesta provenga da un paziente maggiorenne, affetto da una malattia inguaribile che provoca gravi sofferenze, che non si trovi in stato di incapacità di intendere e di volere. Inoltre, prevede che il trattamento eutanasico debba comunque rispettare la dignità e non provocare sofferenze fisiche. La richiesta, poi, deve essere attuale e accertata, i parenti del paziente devono esserne informati.

Su iniziativa dell’Associazione Luca Coscioni, nel 2014,  settanta persone in un video di 200 secondi,  avevano chiesto che venisse, discussa in Parlamento al più presto la proposta di legge di iniziativa popolare per la liceità dell’eutanasia e il Testamento biologico. Un video-appello al Parlamento con malati, medici, infermieri, cittadini e personalità dello spettacolo per la legalizzazione dell’eutanasia tra cui Marianna Aprile, Corrado Augias, Luca Barbarossa, Marco Bellocchio, Emma Bonino, Marco Cappato, Maurizio Costanzo, Rosanna D’Antona, Filippo Facci, Vittorio Feltri, Corrado Fortuna, Filomena Gallo, Giulia Innocenzi, Selvaggia Lucarelli, Marco Maccarini, Mara Maionchi, Neri Marcorè, Gianni Miraglia, Aldo Nove, Paolo Mieli, Marco Pannella, Rocco Papaleo, David Parenzo, Platinette, Roberto Saviano, Michelangelo Tagliaferri, Umberto Veronesi, Alessio Viola, Mina Welby.

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Ormai è chiaro che gli italiani chiedono una legge che regolamenti il fin di vita. si chiede di poter decidere. L’urgenza di una legge in materia viene testimoniata da più fonti. I dati dell’Eurispes contenuti nel Rapporto Italia 2016 mostrano come il 60% degli italiani (+4,8% rispetto al 2015) sia favorevole a una legislazione sull’eutanasia. Quanto ai medici, quelli favorevoli (42%) al fine-vita superano i contrari (34%), secondo il Medscape Ethics Report 2014

Ma il Parlamento sembra non interessato a schierarsi apertamente. Proprio come Dj fabo ha denunciato nel suo lungo calvario. Urlando contro uno Stato latitante, che non sa prendere posizione su una legge di civiltà che l’Italia non risce ancora ad approvare. Per essere finalmente libero Fabiano Antoniani è stato obbligato and andare in Svizzera. Non è stato il suo paese a tutelare i suoi diritti, ma un paese estero.

Molti altri stati, europei e non solo, hanno affrontato e legiferato in tema di eutanasia: in Italia ancora non si è proceduto in tal senso. Ma l’Italia no. Nel 2017  l’eutanasia ancora è un reato.

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